Nella giornata di ieri è stata notificata una condanna esecutiva a 4 mesi di detenzione domiciliare a Luisa Liguori, una militante del movimento di Acerra. Luisa è stata accusata da un poliziotto di aggressione e resistenza durante un occupazione del Duomo di Napoli ormai risalente a 5 anni fa. “E’ l’ennesimo capitolo di una strategia repressiva che in Campania si è accanita in particolare sulle esperienze autorganizzate dei disoccupati e dei precari – si legge in un comunicato, di solidarietà a Luisa, della Campagna per il diritto all’abitare Magnammece o’ Pesone – In nome dell’Austerity la politica istituzionale ha delegato a magistrati e polizie la trasformazione delle questioni sociali in vicende di ordine pubblico. La casta di questa regione, che pure continua a ingrassare speculazione e clientele e si appresta ad accordarsi trasversalmente per dare l’assalto a 21 miliardi di euro dei fondi europei, non ha esitato a pianificare e promuovere un’aggressione giudiziaria e mediatica contro chi non si rassegna a bruciare nella rassegnazione la rabbia per quello che ci fanno quotidianamente. Centinaia di denunce, decine di procedimenti, tantissimi arresti in pochi anni. Ma non ci avrete mai come volete voi! E’ così vile e in fondo così inutile questa strategia che cerca di colpi-re in particolare le compagne e i compagni più generose/i, quelli in prima fila da anni. Chi siede alla Procura di Napoli, a quella di Nola, alla Prefettura, nel-la Questura di via Medina è come se non avesse ancora capito di che pasta sono fatti. Compagne come Luisa non sono pane per i vostri denti… La solidarietà è un arma. Usiamola! Luisa libera, liberi tutti!” Luisa è una madre di tre figli, molto conosciuta nei movimenti di Acerra e Napoli per il suo impegno nelle lotte, in particolare in quelle per il lavoro. Di fatti, disoccupata, fino a ieri si arrangiava con lavoretti a nero. La sua storia racconta di un pezzo importante di questo paese, un pezzo fatto di donne e uomini che lottano e resistono e sui cui la repressione si abbatte in maniera sempre più violenta.

Luca Leva

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