“Ricordare i morti e proteggere i vivi”: è stato questo il concetto più citato alla celebrazione della 8/a Giornata nazionale della memoria per i giornalisti uccisi da mafie e terrorismo che, organizzata dall’Unione nazionale cronisti, si è svolta a Firenze dove l’Unci tiene da oggi il proprio congresso. A lanciare questo slogan è stato Alberto Spampinato, fratello di un giornalista vittima di mafia, e presidente di Ossigeno, l’Osservatorio sui giornalisti minacciati.

Dopo di lui ci sono state le testimonianze di Mimma e Fulvio Alfano, vedova e figlio di Beppe Alfano, ucciso da Cosa Nostra nel 1993, a rappresentare la sofferenza di una famiglia per anni confortata solo dalla frase che il giornalista ucciso soleva ripetere: “Io non ho prezzo”. “Non basta scortare i giornalisti minacciati ­ ha detto Mimma Alfano ­ ma occorre anche difenderli. “Non vogliamo più giornalisti isolati”, ha aggiunto Giulio Francese, figlio di Mario Francese, freddato dalla mafia nel 1979 a Palermo. “Le vittime sono, io credo, molte di più di quelle delle quali sono stati letti i nomi in questa cerimonia ­ ha detto il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Jacopino ­ perchè ogni giorno si uccide la verità, la voglia di conoscere e di informare, nella indifferenza e con la complicità della classe politica”. Alla “giornata” ha inviato un messaggio anche il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso: “Attenzione, vigilanza, denuncia devono essere le nostre parole d’ordine”, ha detto ricordando che “le organizzazioni dei giornalisti rappresentano strumenti importanti per la richiesta di tutele adeguate contro mafie e terrorismo e di sostegno al lavoro dei cronisti”. La conclusione del presidente dell’Unci, Guido Columba, nei dati della graduatoria 2014 di Reporters sans frontieres: “L’Italia ­ ha detto ­ è collocata al 57° posto poichè nei primi 10 mesi del 2014 si sono verificati 43 casi di aggressione fisica e 7 casi di incendio doloso a case o auto di giornalisti”.

 

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