“Whirlpool ridammi il mio lavoro”. E’ il cartello che Giovanni Savio ha affisso al palo della luce, presente all’esterno dello stabilimento Indesit, cui ha deciso di incatenarsi come estrema forma di protesta contro il piano aziendale della Whirlpool che prevede la chiusura di due siti produttivi tra cui quello casertano. Una forma di protesta estrema, accompagnata anche da una sorta di sciopero della parola. Sul cartello, infatti, l’operaio ha anche scritto “io non parlo”. Dovrebbero smettere di parlare per passare ai fatti, invece, gli esponenti politici del governo nazionale. Non è possibile, infatti, che una multinazionale rilevi un marchio con un patto sottoscritto appena due anni fa, decidendo di farne carta straccia. Il piano in discussione è uno schiaffo al sud, a Terra di Lavoro, ad un sito produttivo che ha fatto la storia della produzione di elettrodomestici nel nostro paese. A fronte di 500 milioni di investimenti annunciati, per Caserta non ci saranno nemmeno le briciole ma solo migliaia di persone che non sapranno più come andare avanti. E allora la determinazione si accompagna a gesti disperati. Ma al silenzio e alle catene scelte da uno a breve esploderà la rabbia di tanti. Centinaia di operai sono pronti a marciare per chilometri e chilometri per ribadire che “Carinaro non si tocca”.
Angelo Golia
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