Anche Landini, dopo circa un mese di mobilitazione degli operai dello stabilimento ex-indesit di Carinaro, è arrivato in pellegrinaggio ai cancelli della fabbrica. Ad attenderlo diverse centinaia di operai che, quasi sempre in silenzio, hanno ascoltato tutto l’intervento del Segretario. “La questione centrale – ha ripetuto più volte Landini – non è stata ancora risolta. Il piano industriale resta sempre lo stesso, insieme ai 500 milioni di investimenti è prevista, purtroppo, la chiusura di Carinaro”. Nonostante gli scioperi e l’enorme mobilitazione messa in campo dai lavoratori, nulla, almeno per ora, sembra essersi smosso. Tuttavia, che gli americani fossero dotati di una buona dose di arroganza, forse, c’era da aspettarselo già al momento della cessione dell’Indesit. “Le uniche novità – ha detto Landini – di cui va in ogni caso verificata l’effettiva sostanza, al momento sono tre: l’azienda ha detto che laddove dovessero ipotizzarsi nuove produzioni, di nuovi elettrodomestici, e dicono che ne stanno parlando, vogliono farlo a Napoli; in secondo luogo dicono che stanno valutando, dato il rifiuto dei sindacati di firmare un qualunque accordo che preveda la chiusura di Carinaro, la possibilità di dirottare una qualunque delle attività del gruppo su questo stabilimento; infine, nell’ultimo incontro, hanno detto che una possibilità da verificare sugli occupati dell’intero gruppo, quindi su scala nazionale, è anche quella di ragionare su eventuali prepensionamenti laddove vi siano i presupposti”. Nel lungo intervento, Landini, ha ribadito più volte la necessità che la vertenza Whirlpool sia affrontata a livello nazionale, coinvolgendo tutti i lavoratori del gruppo, non solo quelli di Carinaro. Un altro elemento centrale dell’intervento del segretario ha riguardato la necessità di riprendere un livello di contrattazione collettiva, che tenga dentro tutte le parti in campo, tutti i delegati sindacali e che costringa il governo ad una presa di responsabilità sulla vicenda.
Luca Leva
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LE RSA FIOM DI POMIGLIANO A CARINARO
