«G. un ragazzone di 36 anni, stava steso, nudo, con i suoi 2 quintali in cella e ci chiedeva una sigaretta. E’ arrivato qui nel 2005, il massimo edittale della sua pena si è concluso nel luglio scorso, ma lui e altri 54 sono ancora in quell’opg di Napoli che doveva chiudere il 31 marzo. Ed una settantina, ci hanno riferito ieri, sono ancora in quello di Aversa. Nel frattempo, in attesa delle rems di cui ancora devono partire i cantieri, hanno aperto la pre rems di Mondragone, già satura, per le nuove misure di sicurezza, e alcune sezioni psichiatriche per i detenuti cui sopraggiunge una sofferenza psichica in carcere. Usciti dall’OPG ci siamo recati nel carcere di Secondigliano in visita all’articolazione psichiatrica aperta due mesi fa. Una delle 18 celle è chiusa da domenica scorsa: un recluso, come gesto estremo, ha appiccato il fuoco al suo interno, fortunatamente senza gravi danni per lui. Gli altri detenuti con cui abbiamo parlato, alcuni rinchiusi in questa sezione da quando è stata aperta, ci hanno raccontato di ripetuti atti di autolesionismo, abbiamo richiesto di visionare i registri degli eventi critici dove tutto questo dovrebbe essere annotato. Gli agenti, contro le previsioni della legge, si sono rifiutati a più riprese di andarli a prendere, adducendo la scusa dello scarso personale presente. Una cosa di enorme gravità della quale chiederemo conto a tutte le autorità. Ritorna in queste sezioni un’opacità ed una reticenza che ci spaventano. Di certo è difficile definire questi luoghi pienamente carcerari spazi adatti alla cura della sofferenza psichica e alla salvaguardia dei diritti delle persone ristrette». Lo denuncia il consigliere regionale uscente del PD Antonio Amato che ieri si è recato in visita ispettiva all’opg e alla nuova sezione psichiatrica di Secondigliano insieme al ricercatore Antonio Esposito. Ad accompagnarli, all’interno, insieme agli agenti della polizia penitenziaria, il responsabile sanitario Michele Pennino «Abbiamo ritrovato gli internati che avevamo già incontrato durante l’ultima visita ispettiva e che aspettavano il 31 marzo come promessa di liberazione» afferma Esposito, esperto della questione psichiatrica in Italia «Si è dato vita a una riforma zoppa e incompleta: lascia ancora persone a marcire negli opg e mantiene intatto il meccanismo delle misure di sicurezza, la logica sottesa al manicomio criminale, e lo ripropone con altri nomi, rems, pre rems, articolazioni penitenziarie. Cambiano le forme delle scatole, ma restano luoghi speciali di reclusione utilizzati come contenitori di vite di scarto. Eppure stiamo parlando di un numero estremamente contenuto di persone e si palesa l’assurdità di mantenerli in queste strutture» aggiunge Esposito «In realtà soggiace quel nesso tra sofferenza psichica e pericolosità sociale che nemmeno la rivoluzione basagliana è riuscita a intaccare, sicché anche la psichiatria sembra tornare ad una funzione prevalentemente custodialistica assumendo un mandato di difesa della società. Il paradosso è che una svolta di civiltà come il superamento degli opg rischia di determinare il moltiplicarsi di strutture e prassi di internamento sempre più opache che nulla hanno a che fare con la cura». Il consigliere Amato ribadisce che nonostante la prossima fine del mandato istituzionale porterà avanti il suo impegno politico su questo versante «Per me fare politica ha sempre significato scegliere una parte, quella dei più deboli, di quanti sono considerati ultimi e lottare per i loro diritti. In questi ultimi anni» conclude il consigliere regionale «Ho seguito da vicino questo lento e ancora tutto da realizzare processo di superamento degli opg, che restano una vergogna della democrazia. Ho sentito il dovere di concludere il mio mandato istituzionale con questa visita, e faremo chiarezza su tutto quanto accaduto. A fronte di quanto abbiamo ancora verificato posso comunque assicurare che proseguirò in ogni sede il mio impegno politico e civile perché finalmente si restituisca a tutte queste persone il pieno diritto di cittadinanza»