Il Tribunale di Napoli ha accolto il ricorso di Vincenzo De Luca contro la sospensione dalla carica di presidente della Regione Campania con una motivazione che è uno schiaffo al premier Matteo Renzi. La sospensione dalla carica di De Luca, disposta con immediatezza, contro il parere dell’avvocatura generale, prima dell’insediamento del Consiglio, ”si traduce in un impedimento permanente del funzionamento della Regione Campania” – scrive nel decreto il presidente della I sezione civile, Gabriele Cioffi, che parla di ”disinvolto decreto del presidente del Consiglio dei ministri” – con ”effetti dissolutori, discredito di organi costituzionali e condizione di pericolo destabilizzante”. Il decreto di inibizione, infatti, non riguarda, rileva il giudice, un presidente in carica, con organi insediati, ”che possano garantire temporaneità della sospensione e la continuità della funzione amministrativa”. Paralizzare l’esercizio della carica da parte del presidente neo eletto significa, dice Cioffi, ”paralizzare lo stesso avvio della consiliatura regionale convertendo il regime di una misura di sospensione in una vera e propria sanzione (dissolutoria) del presidente di tutti gli organi regionali con ricadute eversive per il territorio e i cittadini della Campania”. Su queste premesse ”il disinvolto Dpcm non ha determinato una mera sospensione temporanea del presidente della Giunta regionale” ma ha innescato ”una vera e propria paralisi istituzionale con effetti estensivi ”di tutti gli organi e pregiudizio per la carica dei 50 consiglieri regionali estranei all’applicazione della legge Severino”. Il pregiudizio, in definitiva è destabilizzante del circuito democratico costituzionale con ricadute dissolutorie in contrasto stridente con le previsioni della legge Severino.

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