E’ iniziato al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, davanti al giudice monocratico Marinella Graziano, il processo a carico di cinque tra ex amministratori e alti dirigenti della Firema, azienda che produce carrozze ferroviarie con stabilimenti a Caserta, Milano, Spello (Perugia) e Tito (Potenza), accusati di rimozione e omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro in relazione alla morte per patologie dovute all’esposizione all’amianto di 19 lavoratori. Sono 82, invece, i dipendenti attualmente ammalati: afflitti da carcinoma polmonare, mesotelioma pleurico, asbestosi e altre patologie tumorali e non. I lavoratori coinvolti erano tutti in servizio nello stabilimento casertano. Il processo è stato rinviato al 19 ottobre per un difetto di notifica. Gli imputati sono Gianfranco Fiore, 68 anni, amministratore delegato di Firema fino al 2000 e poi presidente fino al 2001, Roberto Fiore, 63 anni, ad di Firema dal 2004 in poi, Giuseppe Ricci, 70 anni, ex direttore dello stabilimento fino al 13 gennaio 2005, Maurizio Russo, 68 anni, direttore tecnico dal settembre 2004 e Roberto Mazza, 69 anni, alto dirigente fino al 31 dicembre 2007. Lo scorso 27 gennaio, il gup Ivana Salvatore, al termine di un udienza preliminare iniziata nell’ottobre 2013, aveva disposto il proscioglimento per avvenuta prescrizione per altri 6 imputati, tutti ex alti dirigenti, ovvero Giovanni e Mario Fiore, Enzo Ianuario, Giovanni Iardino, Mario Pasquali e Carlo Regazzoni. Anche per gli imputati sotto processo la prescrizione dovrebbe scattare tra i 18 e i 24 mesi. Nel giudizio sono costituiti parti civili i parenti dei lavoratori deceduti insieme alla Fiom di Caserta (assistita dall’avvocato Angelo Cutolo) e alla Cgil Regionale. Qualche giorno fa la Firema, dopo una gestione commissariale iniziata nell’agosto 2010 a causa della crisi delle precedente gestione, quella della famiglia Fiore – sulla vicenda sono in corso indagini per bancarotta fraudolenta che ha coinvolto i fratelli Gianfranco e Roberto Fiore, finiti ai domiciliari nel marzo 2014 poi tornati in libertà – è stata acquistata da una cordata guidata dalla multinazionale indiana Titagarh cui partecipa con una quota del 10% anche l’azienda napoletana Adler.