Tra le ipotesi di reato di corruzione e turbativa d’asta, una «grida vendetta per i cittadini, perché collegata a lavori di somma urgenza», lo ha detto Giuseppe Borrelli procuratore aggiunto della Dda di Napoli, nel corso della conferenza stampa di oggi in procura sull’operazione Medea. «La Regione Campania – ha detto Borrelli – a fronte di una rete idrica non proprio all’avanguardia a livello internazionale, ha speso negli ultimi anni centinaia di milioni di euro in appalti per somma urgenza che sono stato aggiudicati solo a ditte di Casapesenna come se al di fuori di quel Comune non ci fossero idraulici». Secondo quanto ricostruito nelle indagini della Dda di Napoli, «il creatore della rete o comunque fortemente coinvolto era Tommaso Barbato», ha spiegato Borrelli. Barbato, ex senatore e candidato, non eletto, alle ultime elezioni regionali nella lista Campania Libera, «all’epoca – prosegue Borrelli – era in posizione dirigenziale nell’acquedotto ed era in stretto contatto con Francuccio Zagaria, che era la mente imprenditoriale del clan e gestiva l’ospedale di Caserta dal suo ufficio nella struttura». Secondo i pm, sono stati favoriti gli imprenditori Lorenzo Piccolo, Luciano Licenza, Giuseppe Fontana, Francesco Martino, Vincenzo Pellegrino e Bartolomeo Piccolo offrendo loro appalti in regime di somma urgenza.