Ci sono volute sei per i legali delle diverse parti in causa per esporre le ragioni pro e contro la sospensione degli effetti della legge Severino nei confronti del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Poi i giudici della prima sezione civile del Tribunale di Napoli, presieduta da Umberto Antico (il giudice che già sospese la “‘Severino”, accogliendo il ricorso del sindaco di Napoli Luigi De Magistris), hanno dichiarato chiusa l’udienza e si sono riservati la decisione, che non dovrebbe tardare (secondo le previsioni il deposito potrebbe avvenire all’inizio della prossima settimana). Il Tribunale, in composizione collegiale (con i giudici Anna Scognamiglio e Raffaele Sdino) dovrà stabilire se confermare, modificare o revocare quanto stabilito il 2 luglio scorso dal giudice monocratico Gabriele Cioffi che, con un provvedimento di urgenza (ex articolo 700) congelò la sospensiva che era stata emanata a carico di De Luca in applicazione della legge Severino avendo il neogovernatore riportato una condanna in primo grado (nel suo precedente incarico di sindaco di Salerno) a un anno per abuso di ufficio. Il decreto di Cioffi (andato nel frattempo in pensione), secondo quanto prevede la procedura di urgenza, fu emesso «inaudita altera parte» ovvero senza ascoltare le argomentazioni delle parti. Oggi invece si è entrati nel merito, con gli interventi di numerosi legali, che hanno espresso le loro divergenti opinioni sulle varie questioni sul tappeto a cominciare dalla sospensione firmata dal premier Matteo Renzi dopo la proclamazione degli eletti per dare corso alle disposizioni della legge Severino. A difendere le ragioni di De Luca, i legali del governatore, della Regione e del presidente del Consiglio regionale Rosa D’Amelio. Per la revoca del decreto Cioffi, si sono schierati invece il Movimento Cinque Stelle, Sel, il Movimento difesa del Cittadino, e un gruppo di ex consiglieri regionali di centrodestra (il loro legale, avvocato Salvatore Di Pardo, ha chiesto che, in base al principio di uguaglianza, la legge Severino debba essere applicata come lo fu per Berlusconi quando l’ex premier fu dichiarato decaduto dalla carica di senatore). Per la revoca si sono pronunciati, secondo quanto riferito dai legali, anche i rappresentanti dell’Avvocatura dello Stato e il pubblico ministero.