I satelliti si evolvono, diventano mini e ‘verdi’, cioè a fine vita non diventano spazzatura spaziale ma sono capaci da soli di rientrare in atmosfera per disintegrarsi su aree sicure e disabitate. Anche l’Italia si sta organizzando con un progetto nazionale ”ed è ai nastri di partenza un bando dell’Agenzia Spaziale Italiana”ha detto il presidente dell’Asi, Roberto Battiston, al convegno sui mini e micro satelliti in corso a Capua (Caserta) presso il Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali (Cira) e organizzato da Asi, Cira e Agenzia Spaziale Europea (Esa).
I mini satelliti ha spiegato il presidente del Cira, Luigi Carrino, hanno un peso inferiore rispetto ai grandi, da pochi chili a qualche centinaio. Con il vantaggio che hanno costi di lancio più bassi e sono alla portata anche di piccole imprese. Inoltre, ha sottolineato, possono utilizzare anche tecnologie già esistenti come la batteria di un cellulare. I mini satelliti faranno cose diverse dai grandi, ha sottolineato Battiston: ”formeranno costellazioni numerose, in grado di passare anche dopo poche ore sullo stesso luogo, a differenza dei grandi satelliti. Così permetteranno di avere una immagine dinamica e non statica della Terra, come un filmato”. Le applicazioni andranno dal monitoraggio dei mutamenti climatici e delle emissioni di inquinanti, all’agricoltura di precisione per, a esempio, ha spiegato Battiston, controllare il bisogno di irrigazione di un campo o la maturazione di un raccolto. In Italia, per il presidente del Cira, queste tecnologie sono a un livello ”molto avanzato”, dalla messa in orbita, all’alimentazione energetica, che prevede pellicole fotovoltaiche che rivestono i satelliti. E’ italiano anche il primo sistema per gestire i mini satelliti a fine vita e non farli diventare spazzatura spaziale. ”Il nostro sistema – ha spiegato Stefano Antonetti, dell’azienda DOrbit è un robottino incorporato nel satellite costituito da un piccolo razzo con elettronica intelligente, che fa rientrare in modo controllato il satellite in atmosfera per farlo disintegrare su aree disabitate ed evitando che inquini lo spazio”.