Assomiglia sempre più a un personaggio pirandelliano Lorenzo Diana. Double face. Anzi dalle mille facce. L’ex senatore, abituato per “mestiere” (secondo la Dda di Napoli per fare “carriera”) a stare sul piedistallo del “giudice” con l’indice sempre e comunque puntato (“per finta”) contro camorristi e politici collusi, ora si trova dall’altra parte della barricata. Dalla parte sbagliata. Dalla parte del torto. Da presunto paladino della legalità a professionista dell’antimafia. In due filoni giudiziari deve rispondere delle pesanti accuse di concorso esterno in associazione camorristica (inchiesta Cpl Concordia) e abuso d’ufficio. Per questa seconda ipotesi di reato gli è stato interdetto l’ingresso in Campania. E’ stato colpito da un divieto di dimora (poi revocato) ingombrante come un elefante in un negozio di bomboniere. L’unico politico, citato con toni enfatici da Roberto Saviano nel celeberrimo “Gomorra” (lo scrittore non ha scritto una riga su questa vicenda, nutre imbarazzo?), è oggi costretto a sedere sul banco degli accusati. E’ finito nel mirino di quella Procura Antimafia partenopea di cui ha sempre tessuto le lodi. E proprio davanti ad uno dei pm della Dda di Napoli mostra il suo vero volto. Quello di un uomo che pur di assecondare il desiderio del “figliolo” ammette di aver agito fuori dai binari della legalità. Lo fa durante l’interrogatorio reso lo scorso 10 luglio davanti al Gip Federica Colucci alla presenza del pm Cesare Sirignano, depositato lo scorso 4 agosto.

Diana risponde alle domande a testa bassa. Con voce sommessa. Avvolto nel velo della vergogna. E “confessa” anche che ha avuto la faccia tosta di chiedere di truccare le carte addirittura a Luigi Cuomo, presidente della Nuova Quarto Calcio, squadra sottratta al clan Polverino e consegnata a un’associazione antiracket. Incredibile. Pazzesco. Ammette tutto, ma abbozza una difesa goffa e irritante, al punto che il pm si arrabbia. Gli “tira le orecchie” sentendosi preso in giro da un’accezione di “spirito di legalità” e “schiena dritta” che l’ex senatore sfoggia con la “vecchia” disinvoltura non potendoselo però più permettere. L’interrogatorio verte sull’ottenimento di certificato fasullo per il figlio Daniele. L’ipotesi di reato di abuso d’ufficio si basa sull’accusa di aver convinto un sostituto procuratore federale Figc, Manolo Iengo, ad attestare falsamente che il suo “figliolo” aveva ricoperto un ruolo di dirigente in una squadra di calcio di serie D. “Non ho difficoltà, con tutto il disagio, a riconoscere – ammette Diana rispondendo al pm- che si tratta di certificazione che attesta una collaborazione non prestata, non effettuata. Sotto la manifestazione di un desiderio della passione di un figliolo che vive quindici anni lontano da me… La certificazione aveva meramente la funzione per l’ammissione a un corso che non dà né sbocchi lavorativi, né promozioni di curriculum…. Se posso intendo subito precisare una cosa, ma qui lo intendo fare con tutto lo sdegno possibile e immaginabile, non c’è, non c’è e non c’è alcuna connessione tra la certificazione presentatami attraverso l’avvocato Manolo Iengo e l’affidamento di incarichi”. L’ex componente della Commissione Antimafia si riferisce al Caan di Volla, il più grande centro agro-alimentare del sud, di cui era presidente fino alla sospensione dalla carica decisa dal sindaco di Napoli De Magistris dopo la bufera giudiziaria. Ecco alcuni stralci dell’interrogatorio. Che Diana ha iniziato col piede sbagliato, facendo sobbalzare dalla sedia il pubblico ministero per aver spiegato al Gip di aver scelto Iengo come consulente legale del Caan di Volla perché è uno “con la schiena dritta”.

Pm: Allora la prima domanda che le faccio, visto che lei è un uomo di legge, di legalità, lei definisce un avvocato con una schiena dritta che le Procura un certificato falso? Per avere l’idea di che cosa significa per lei avere la schiena dritta, altrimenti abbiamo due diciture diverse.

Diana: Dottore comprendo la domanda (…) nel senso che io l’ho conosciuto in quella vicenda di denuncia di personaggi rischiosi e l’ho definita schiena dritta in quella occasione, ora rispetto alla certificazione io per primo ho detto: sento tutto il disagio di aver chiesto e ottenuto la certificazione per una collaborazione…

Pm: Ma io non sto parlando di quello, io sto parlando se lei definisce un Avvocato con la schiena dritta uno che si presta a procurare un certificato falso?

Diana: In questa no. Se vale per me che non mi sento in questo caso di potere andare a schiena dritta, figuriamoci se può valere…

Pm: Quindi abbiamo lo stesso concetto, diamo lo stesso significato di una persona con la schiena dritta?

Diana: Sì.

Poi i riflettori si spostano sulla richiesta avanzata dall’ex parlamentare a Cuomo, presidente della Nuova Quarto Calcio con l’ammissione di aver chiesto la sua intercessione.

Diana: Avevo contattato Gigi Cuomo che conosco ma dopo averlo incontrato convenimmo che non c’era condizione e non curai più quella richiesta.

Pm: Che significa non c’erano le condizioni?

Diana: Che non era…, in quel momento pensavamo che ci fosse…

Pm: Chi è Gigi Cuomo, che forse non tutti lo sanno?

Diana: Gigi Cuomo è Presidente nazionale di S.o.s. Impresa, con cui ho condiviso anni e anni di impegno, siamo amici fortemente, persona al di sopra di ogni sospetto, che ha fatto battaglie dentro Pianura contro il racket, e che ha avuto nella funzione se ricordo bene di dirigente della nuova Quarto Calcio, società sequestrata a un clan locale.

Pm: Quindi lei ha chiesto a Cuomo, se ho ben capito, la medesima attestazione falsa fatta.

Diana: Sì

Pm: Amministrata giudiziariamente, sottoposta a sequestro giudiziario?

Diana: Sì, come collaborazione.

Pm: Questo sempre perché lei è uno spirito di legalità. Come le ha risposto?

Diana: Siccome in quel momento quando si ipotizzava che potessero essere i tempi di una certa collaborazione a svolgersi che era di un mese quella richiesta, quando poi c’era da attestare che era già avvenuto, con Gigi Cuomo io per primo dissi: capisco che non è fattibile, lasciamo stare.

Pm: Cioè si è rifiutato?

Diana: Non ci fu rifiuto, dicendo: se è una collaborazione da farsi…

Pm: Collaborazione di che cosa?

Diana: Collaborazione esterna, perché essendo in questo caso una possibile collaborazione, se è da farsi la facciamo, se è da attestare…

Pm: Se è legittima sì se è falsa no. Diana: Sì sì. Pm: Si è rifiutato?

Diana: Diciamo sì.

Pm: No diciamo…

Diana: Sì sì.

Povero Diana. Come sono lontani i tempi in cui è stato parlamentare e membro della Commissione Antimafia, presidente nazionale della “Rete per la legalità”, presidente del “Premio nazionale Paolo Borsellino”, membro del direttivo della “Fondazione Caponnetto”, nonché insignito del “Premio nazionale Paolo Borsellino” e del premio nazionale “Custode della legalità”. Povero Diana, oggi è solo un “ex”.  E soprattutto ex paladino della legalità.

Mario De Michele

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