A dare il via libera per l’assegnazione di un appalto era Francesco Zagaria, cognato omonimo dell’ex boss latitante dei casalesi, deceduto qualche anno fa. Non è un collaboratore di giustizia a raccontare questo retroscena, ma un imprenditore, Luciano Licenza. E’ in cella da un mese, con l’accusa di essere un imprenditore-bancomat di Zagaria. Dice di essere disponibile (ma “non pentito”) a raccontare la sua versione dei fatti sulla storia delle somme urgenze e degli appalti pubblici per la manutenzione della rete dell’acquedotto regionale. Durante un ‘interrogatorio di setto ore, l’imprenditore cita anche nomi di politici ed ex amministratori campani. Licenza tira in ballo Carlo Sarro, il deputato di Forza Italia, “scagionato” però dal Riesame di Napoli, che ha recentemente revocato la misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal gip. Secondo il racconto di Licenza, il coordinatore provinciale di Fi casertana è “figura politica di riferimento della famiglia Zagaria”. Ma l’imprenditore chiama in causa anche Antonio Marciano, consigliere regionale del Pd, citato in quanto cognato di un imprenditore che si sarebbe aggiudicato una gara d’appalto ritenuta sospetta. Ma sia chiaro Marciano non risulta neanche iscritto nel registro degli indagati, ma viene tirato in ballo da Licenza solo quando si affronta il capitolo dell’imprenditore «Luigi», beneficiario di una gara ritenuta sospetta. In ogni caso al centro delle dichiarazioni di Licenza c’è comunque il rapporto perverso tra camorra, imprese e politica.

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