Raffaele Rende e Roberto Gerard. Tutti e due hanno 27 anni e sono nati e cresciuti a Quarto Flegreo Entrambi hanno precedenti penali per spaccio di stupefacenti e ricettazione. Ma un altro espisodio ad accomunarli è il ferimento del poliziotto Nicola Barbato durante una sparatoria giovedì sera a Napoli. I fatti sono noti. Due poliziotti della Squadra mobile erano da giorni in servizio dentro e fuori il negozio di giocattoli preso di mira da chi voleva imporre il «pizzo» al suo titolare. Giovedì sera le cose hanno preso una piega drammatica. Ma oggi le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia diretta dai procuratori aggiunti Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli cercano di scavare, di andare oltre l’identificazione ormai avvenuta dei presunti protagonisti; e di identificare anche i mandanti e il gruppo criminale che starebbe imponendo una nuova ondata di estorsioni «porta a porta» nel quartiere di Fuorigrotta. Ma qui il quadro diventa più complesso. Dato per scontato il minimo spessore criminale di Rende e Gerard, viene da chiedersi che cosa ci sia dietro lo scenario di sangue maturato in via Leopardi. Spunta così il nome di un delinquente che da poco sarebbe uscito dal carcere, e che avrebbe cercato di raccogliere attorno a sé piccoli pregiudicati pronti a tutto pur di rendere virulenta l’offensiva del racket nel quartiere occidentale. Si confermerebbe l’ipotesi investigativa che regge per molte altre zone di Napoli infestate da faide, raid e agguati: riempire le caselle lasciate vuote dai vecchi boss e gregari. Ipotesi inquietante ma realistica. Sia Rende che Gerard non sono mai stati inquadrati né tantomeno inseriti in inchieste giudiziarie che configurano l’ipotesi di reato dell’associazione per delinquere di stampo camorristico. Adesso, invece, il primo è accusato di tentato omicidio, mentre il secondo di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso (reato per il quale, ovviamente, deve rispondere anche Rende).
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