Nella sala di rianimazione, al piano terra del Loreto Mare l’agente Nicola Barbato lotta contro la morte. La ferita che dà maggiore preoccupazione ai medici che lo tengono in cura è quella alla nuca. C’è, infatti, una frattura vertebrale che non può essere trattata chirurgicamente. E, dall’esame diagnostico che è stato fatto in una struttura pubblica di corso Vittorio Emanuele, non si riesce a capire se il midollo è stato compromesso. C’è un edema midollare, infatti, che impedisce una lettura chiara dei risultati radiologici. Ed è proprio l’edema che dà apprensione ai chirurghi. Se dovesse salire verso l’alto quell’edema potrebbe, lasciare segni indelebili o addirittura provocare una crisi respiratria tale da determinarne il decesso. Se, insomma, l’edema sale verso la vertebra C3, può provocare la parziale o completa perdita del movimento volontario a causa della incapacità di controllo di uno o più muscoli. In base alla gravità del trauma subìto può essere compromesso in maniera permanente l’articolazione di tutti e quattro gli arti del corpo. Ma queste sono le ipotesi più gravi. Le ipotesi cioè che – come tutti si augurano – si spera vengano scongiurate al più presto. Al riguardo i medici della rianimazione del Loreto Mare hanno la bocca cucita. Sta di fatto che quarantotto ore sono poche per poter fare previsioni. La prospettiva più ottimistica è che, riassorbito l’edema, si accerti che il midollo non abbia subito danni. In tal caso bisogna soltanto aspettare che termini la convalescenza. Ieri, comunque, per un attimo soltanto l’agente ha aperto gli occhi. Proprio quando alcuni parenti erano entrati in rianimazione. E questo, nei familiari, ha aperto il cuore alla speranza.