Condannati a trent’anni a testa Giovanni Letizia e Silvio Borrata per l’omicidio di Antonio D’Alessio, avvenuto il 13 ottobre del 2001 a Carinaro. Questa la sentenza della Corte di Appello. In primo grado avevano rimediato l’ergastolo. Erano difesi dall’avvocato Angelo Raucci. D’Alessio venne intercettato, in località Asi, mentre era a bordo della propria autovettura, dai sicari che lo colpirono con 13 colpi d’arma da fuoco esplosi da una pistola. L’omicidio, secondo la ricostruzione dell’accusa, venne organizzato da Luigi Guida, alias “o’ drink”, attuale collaboratore di giustizia, per riaffermare la supremazia della fazione Bidognetti del clan dei Casalesi nei confronti del gruppo antagonista dei Cantiello, a cui apparteneva la vittima. Nella circostanza Silvio Borrata e Luigi Guida si erano appostati nel parcheggio del centro commerciale di Teverola, con il compito di segnalare la presenza della vittima. Luigi Grassia, oggi collaboratore di giustizia, insieme a Giovanni Letizia, quali esecutori materiali, si affiancavano all’auto di D’Alessio ed esplodevano nei suoi confronti numerosi colpi d’arma da fuoco, che ne causarono la morte.

 

 

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