Indagini a tappeto. Partite da tempo. E divenute sempre più stringenti negli ultimi giorni. L’inchiesta della Procura di Roma in cui è coinvolto Nello Mastursi, seppur ancora avvolta nel mistero (blindata a tutti i livelli), assume contorni più definiti almeno sul piano investigativo. L’ormai ex capo della segreteria politica del governatore Vincenzo De Luca ha subito perquisizioni a casa e negli uffici della Regione Campania. Venerdì 6 novembre gli uomini della Squadra Mobile di Napoli si presentano in borghese a Palazzo Santa Lucia. Rovistano nei cassetti della stanza di Mastursi, trovano materiale “interessante” e gli sequestrano il telefonino. Il giorno dopo gli agenti bussano alla porta dell’abitazione salernitana del fedelissimo di De Luca per una perquisizione. Intanto emerge che le forze dell’ordine si erano recate in Regione già una quindicina di giorni fa. Insomma, le indagini si sono intensificate. E forse per questo Mastursi ha deciso di gettare la spugna. Sabato 7 novembre lascia l’incarico di capo della segreteria politica di De Luca, che accetta subito le dimissioni. L’inchiesta partita dalla Procura di Roma, guidata da Giuseppe Pignatone, riguarderebbe l’attività politica di Mastursi. I fatti potrebbero risalire ai tempi in cui De Luca era viceministro alle Infrastrutture. Perciò indagano i pm romani. E forse anche per questo il vicesegretario regionale del Pd e responsabile dell’organizzazione ha subito passato la mano per tutelare sotto il profilo politico il governatore. I componenti del cerchio magico salernitano ostentano tranquillità: “Mastursi è una persona perbene che ha sempre lavorato con onestà”. Ma al netto delle frasi di circostanza la “caduta” di Mastursi non è roba da poco. Da liquidare con leggerezza. Nè tanto meno da archiviare. Almeno fino a quando verrà alla luce il nocciolo. E si saprà perché e in che misura è coinvolto il fedelissimo di De Luca.

Mario De Michele

 

 

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