Ad oltre trent’anni dagli Anni di Piombo, e’ ancora scontro e polemica a Roma sulla strage di Acca Larentia avvenuta il 7 gennaio del 1978, quando tre militanti di destra furono uccisi davanti alla sede dell’allora Msi. Nel giorno del 34/esimo anniversario, manifestazioni contrapposte, ma distanti, con le forze dell’ordine schierate ad evitare contatti e toni accesi, per un giorno hanno fatto ripiombare la citta’ in un clima da anni ’70.
Da una parte ”i camerati’ che hanno attribuito apertamente, con una nuova targa commemorativa, la responsabilita’ della strage ”all’odio comunista”, manifestando con saluti romani e croci celtiche. Dall’altra gli ”antifascisti” che in un sit-in hanno gridato ”10-100-1000 Acca Larentia”, riesumando anche vecchi slogan come ”camerata basco nero il tuo posto e’ al cimitero”. La giornata si e’ aperta con l’affissione, dopo 34 anni, di una nuova targa commemorativa firmata da ‘i camerati’, davanti al luogo della strage. Le tre vittime, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni sono ricordate come ”assassinati dall’odio comunista e dei servi dello Stato”.
A cambiarla sono stati i militanti dell’ex sede storica dell’Msi, ormai non piu’ rappresentanti di nessun partito. ”Fini e il suo gruppo – ha spiegato Carlo Giannotta, responsabile della sede Autonoma – tra cui Gasparri e La Russa, fecero la promessa di una Italia migliore quando nel ’78 misero la vecchia targa. Promessa poi non rispettata. Per questo noi l’abbiamo sostituita ed abbiamo specificato l’ideologia che ha assassinato quei tre ragazzi”. E se il Campidoglio, con la corona deposta in mattinata all’assessore capitolino Fabrizio Ghera, accompagnato tra gli altri dall’ex ministro della Gioventu’ Giorgia Meloni, non dimentica quell’episodio tragico, il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha preso nettamente le distanze dall’iniziativa di cambiare la targa: ”E’ corretto mantenere su queste lapidi la dicitura ‘Vittime della violenza politica’. E’ corretto parlare di violenza politica; andare piu’ nello specifico significa rischiare di ripercorrere una strada di carattere ideologico. Noi dobbiamo condannare a prescindere la violenza ideologica”. Ma gli inviti e le sollecitazioni a ricordare senza ripercorrere gli errori del passato, arrivati non solo da Alemanno ma anche dal presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e dal presidente della Regione Lazio Renata Polverini, non sono bastati a gettare acqua sul fuoco della polemica. E neanche i richiami del vicepresidente del Fli Italo Bocchino al ”dovere dell’Italia di ricordare”, o del presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri alla necessita’ da parte dei magistrati di far luce sulla strage. Nel pomeriggio, a riaccendere il fuoco dello scontro, e’ stato il sit-in degli antifascisti organizzato, in via Appia Nuova, a due passi dalla ex sede dell’Msi, dal comitato di quartiere Alberone, che ha chiamato a raccolta Centri sociali, Cobas, Collettivi e Usb. ”10-100-1000 Acca Larentia” e’ stato lo slogan che riacceso le micce. ”L’urlo sguaiato ’10 100 1000 Acca Larentia’ e’ orrendo. Il Partito democratico e la sinistra tutta ne prendano le distanze con nettezza”, ha detto il segretario nazionale de La Destra Francesco Storace. ”Questi slogan fanno rabbrividire e devono indurre tutti a riflettere. In particolare una sinistra strabica che vede solo i rischi dell’estremismo di destra”, ha osservato il sindaco Alemanno. ”Condanniamo gli slogan – ha affermato l’esponente Idv Stefano Pedica – ma Alemanno faccia togliere quella targa”.