Una prospettiva dal ”basso verso l’alto”, una ”piramide rovesciata” nella quale il livello nazionale è solo in funzione di un’assemblea permanente sul Web convocata ogni tre mesi”. Pippo Civati, a Napoli per gli Stati generali di ‘Possibile’, parla così del movimento e dice: ”Questa non è una Leopolda, ma non paragonateci nemmeno a Casaleggio, siamo un’altra cosa”. ‘Possibile’, spiega, ”vuole costruire una formula che all’inizio abbiamo proposto a tutta la sinistra, ma il nostro rimano un messaggio a tutti”. Un percorso di ”partecipazione e condivisione sulla posizione di un movimento che parte dal basso con comitati auto organizzati che raccolgono le esperienze proveniente da 1000 storie: dal Pd, dalla sinistra, ma anche le storie di chi non ha mai aderito a nulla, visto che l’età media è molto bassa”. ”Il movimento vive come formula – evidenzia – è un tentativo per dire che il partito tradizionale non funziona, il PD, questo Ulivo, si è essiccato, ha preso La xylella”. ”Crediamo che si debba ripartire facendo anche tesoro degli errori di ciascuno – prosegue – di chi del Pd non si è trovato bene, non abbiamo un atteggiamento ostile verso nessuno”. La differenza con Casaleggio, Grillo e il Movimento Cinque Stelle ”è che prima di votare bisogna discutere e partecipare”. ”Non è un like – sottolinea – ma una discussione che fai nel tuo comitato e poi si vota con strumenti anche telematici”. E’, insomma, ”un esperimento” perché ”Possibile non vive di se stesso, ma è una formula” e nel caso in cui funzionasse, l’idea è proporre questo esperimento ”a tutti”. ”Questo modello potrebbe servire anche ad organizzare il campo del centrosinistra in modo più ampio – aggiunge – a tutte le amministrative vogliamo andare con quelli che non si riconoscono nel ‘Partito della Nazione”’. Civati si dice ”curioso” di ”sapere se la Coalizione sociale di Landini ha fatto dei passi in avanti”. ”Landini – chiarisce – fa un altro mestiere che rispetto molto, io con lui non ho problemi”. Su Sinistra italiana, premette di ”non voler fare polemica”, ma ammette di ”non aver capito questa mossa del gruppo che è già un gruppo partito”. ”Sono le stesse persone che stimavo prima quindi non c’è polemica – dice ancora – però io voglio vedere delle facce diverse, anche dalla mia, da chi fa politica da chi è stato nel Pd”. Cita il manifesto di Romano Prodi quando si candidò nel ’95: ”Quel manifesto è ancora attuale e se Renzi lo leggesse qualche dubbio secondo me comincerebbe a porselo”. E’ dell’idea che ”ci sono molte contraddizioni anche nel Partito democratico che primo o poi verranno a galla”. Lo stesso, a suo avviso, vale anche per il Movimento Cinque Stelle: ”Ci sono i amici parlamentari con cui abbiamo costituito una componente e si sono divisi tra chi ha scelto una opzione come la nostra che è partecipata ma alcuni sono andati verso destra o comunque guardano a destra”.

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