Antonio Bassolino fa tremare la nomenclatura renziana. Addirittura il vicesegretario nazionale parla di chiudere le primarie alla partecipazione degli ex sindaci. E’ incredibile di come nel vuoto politico del Partito democratico si pensi di adottare cavilli burocratici buoni solo per evitare un problema interno ma incomprensibili all’elettorato e alla società. “La proposta della segreteria, che sarà discussa nelle prossime settimane, prevede che chi è già stato sindaco non potrà candidarsi alle primarie”. Spiega il vicesegretario del Pd Debora Serracchiani parlando – in un’intervista a Repubblica – delle nuove regole per le comunali, dopo che l’ex sindaco di Napoli Antonio Bassolino si è fatto avanti per Palazzo San Giacomo. Non una regola ad personam ma un paletto, precisa Serracchiani, che “varrebbe anche per Renzi a Firenze e Delrio a Reggio Emilia. È solo un modo per dire che quando un’esperienza si è chiusa, si è chiusa per davvero. Nulla di strano: lui ha già dato”. Serracchiani è netta: Bassolino “può decidere liberamente di fare qualunque scelta, ma non potrà correre alle primarie del Pd”. Non si tratta di una questione anagrafica, dice, “però, certo, mi piacerebbe poter mettere in campo una nuova classe dirigente”. “In direzione ufficializzeremo il 20 marzo come il giorno delle primarie, mettendo ordine e favorendo la partecipazione. E fisseremo le stesse regole ovunque. Chiare, per tutti: da Aosta a Marsala”: saranno primarie “aperte – afferma – a tutti i cittadini. Mentre per i ruoli politici, ad esempio le segreterie locali, stiamo ragionando se far votare solo gli iscritti”. E alla Serracchiani si aggiungono le parole di Guerini sulla Stampa e Secolo XIX “Tanto per cominciare, le amministrative non possono essere occasione di rivincite personali ma devono essere collegate ad un progetto condiviso”. Sui nuovi paletti per le candidature, Guerini esplicita il concetto già trapelato: “Chi ha già fatto il sindaco per due mandati, anche in tempi lontani, è bene lasci il testimone ad altri. Quando un’esperienza è chiusa è chiusa. Varrebbe per Delrio a Reggio Emilia, per Renzi a Firenze o per me stesso se pensassi di ricandidarmi a Lodi”. Secondo il numero due del Pd, sarebbe bene evitare uno scontro “che divida il nostro campo” bissando il caso De Luca: “Impegniamoci tutti a scovare forze fresche che sono presenti nella società e nel nostro partito, che è meglio di come viene dipinto. Una figura scelta attraverso primarie con regole precise, dove chi perde sostiene chi vince”. Pd pronto all’ennesimo suicidio politico. Per regolamento.