Non serve interpellare l’oracolo di Delfi per prevedere un clima infuocato alla direzione provinciale del Pd in programma domani mattina nella sede di via Maielli. Sarà una battaglia senza esclusione di colpi con i componenti delle diverse anime dem casertane già da giorni con il coltello tra i denti. Il terreno di scontro sarà politico e tecnico-contabile. Lo scenario politico sembra ormai ben delineato. Il gruppo Marino si sgancia da Raffaele Vitale che non avrà più i numeri neanche per pareggiare i conti con i dissidenti. Senza il team dell’ex consigliere comunale di Caserta il segretario andrebbe nettamente sotto sia in direzione che in assemblea, dove si salvò proprio grazie ai mariniani. E la posizione di Marino e company è chiara: “Non ci sono più le condizioni per sostenere Vitale, il partito è da troppo tempo suo ostaggio e in perenne guerra, ora basta, serve una svolta”. Lo dirà fuori dai denti Gennaro Falco a nome del gruppo, presentando un documento, molto critico nei confronti del sindaco di Parete, e una mozione per ridare la parola all’assemblea e aprire una stagione precongressuale. Una linea già preannunciata in modo ufficiale stamattina allo stesso Vitale. E se i mariniani orami si sono smarcati dal segretario e dai suoi supporter Graziano e Stellato, non si può però dire che fanno parte organica del fronte dissidente. Anche perché tra i ribelli c’è chi come Gennaro Oliviero non è propenso a dare troppo peso a Marino: “Per come stanno le cose non servono i loro voti, siamo autosufficienti, il segretario è politicamente finito”, avrebbe detto alle altre componenti anti-Vitale. Quantunque diventassero solo neutrali, i mariniani sarebbero comunque determinanti per sancire la fine dell’era Vitale. Già adesso il sindaco di Parete guida un partito praticamente spaccato a metà. Senza Marino e i suoi sarebbe incontestabilmente un segretario di minoranza. In pratica, la strategia di Falco (“né con gli uni, né con gli altri”) affossa Vitale e lo costringe a gettare la spugna o nella migliore delle ipotesi a rimettersi alla volontà dell’assemblea senza però più i voti dell’area Marino. Sul fronte dei dissidenti in queste ore è moto attivo Dario Abbate. L’esponente Riformista ha avuto una serie di colloqui con i filo-Vitale. Si è sentito anche con Stefano Graziano probabilmente per trovare una via d’uscita senza spargimenti di sangue. Il tentativo in extremis è far dimettere il segretario con una soluzione politica che possa in qualche modo rilanciare il dialogo tra tutte le anime dem.
Al netto della contrapposizione politica la buccia di banana sulla quale rischia seriamente di scivolare Vitale è l’approvazione del bilancio 2014 del partito, argomento all’ordine del giorno della direzione. Innanzitutto non si capisce come sia possibile dare l’ok al bilancio 2014 senza aver prima varato quello 2013 (punto che non è contenuto nell’odg). E’ come se un Comune approvasse lo strumento contabile relativo ad un anno senza tenere conto del saldo di quello precedente. Tecnicamente impossibile. Per ovviare a questo “problemino”, di cui non si era accorto (incredibile visto che è anche sindaco), Vitale ha chiesto a Giuseppe Fattopace, tesoriere che si è occupato dei conti del Pd per il 2013, di consegnare il bilancio e di confrontarsi con Giuseppe Scialla, attuale tesoriere, per completare il quadro contabile relativo al 2014 nella parte che riguarda la fase di passaggio delle consegne con l’allora segretario Enzo Cappello. Fattopace e Scialla si sono dati appuntamento oggi per apporre il sigillo sul bilancio 2014. In pratica a poche ore dalla direzione non c’è ancora un quadro chiaro sui soldi spesi dal partito sotto la gestione Vitale. Una domanda sorge spontanea: su che base i delegati dovrebbero votare il bilancio se ad oggi non hanno ancora uno straccio di schema contabile? Infatti la maggioranza di loro non lo approverà, inclusi i mariniani. Il primo a mostrare grosse perplessità è lo stesso Cappello, presidente dell’assemblea provinciale. Il sindaco di Piedimonte Matese è da un paio di giorni a letto con la febbre. Forse gli è salita (a 40) nel timore di perdere la poltrona di presidente. Ma domani ci sarà. E quasi certamente proporrà il rinvio del punto riguardante l’approvazione del bilancio: “Sia nel metodo che nel merito non si può procedere alla votazione”. Il mancato varo del bilancio sarebbe una mazzata letale per Vitale sotto il profilo tecnico-statutario e politico. Sarebbe la fotografia di un segretario senza maggioranza. E non darebbe seguito al diktat della commissione regionale di garanzia che gli ha imposto di approvare il bilancio. Si pone anche una questione, tutt’altro che di second’ordine: la trasparenza interna. Per il 2013 Cappello e Fattopace hanno lasciato un saldo attivo di 90mila euro, pur avendo ereditato dalla precedente gestione una situazione di cassa disastrosa con i conti talmente in rosso che il partito era subissato di ingiunzioni di pagamento e pignoramenti, ad esempio, per pranzi e cene a scrocco, materiale elettorale, fitto di sale per iniziatiche politico-elettorali, non meglio specificati rimborsi spese. Ora Vitale pretende o spera che la direzione approvi i bilanci 2013-2014. Ma ci fa o ci è?
Mario De Michele