Sindaci e dipendenti comunali al servizio degli interessi economici del boss dei Casalesi Michele Zagaria: è quanto emerge dall’inchiesta della Dda di Napoli sul Comune di Trentola Ducenta (Caserta), che ha portato oggi all’arresto di 24 persone e al sequestro del centro commerciale Jambo di Trentola, ritenuto la “cassaforte del clan Zagaria”. Tra i destinatari delle misure cautelari ci sono il boss, il fratello Carmine, alcuni dei suoi fedelissimi come i fratelli Giovanni e Giuseppe Garofalo, ma soprattutto c’è l’attuale sindaco di Trentola Ducenta, Michele Griffo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa che però questa mattina è risultato irreperibile ed è tuttora ricercato da polizia e carabinieri. Secondo alcune voci non confermate sembrerebbe si sia allontanato dalla sua abitazione ieri pomeriggio. Risultano irreperibili anche altri tre indagati, tutti imprenditori, tra cui Alessandro Falco, titolare della società che gestisce il centro commerciale le cui quote sarebbero riconducibili allo stesso Zagaria. Gli inquirenti sospettano che vi sia stata una soffiata che abbia consentito ad alcuni indagati di sfuggire alla cattura, ma non confermano l’apertura di un fascicolo sulla fuga di notizie. “E’ molto strano che quattro indagati non si siano fatti trovare” si è limitato a commentare il sostituto procuratore della Dda di Napoli Catello Maresca. Per il presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, in visita in mattinata a Casal di Principe per un convegno, “non fa pensare bene un sindaco che scappa dalla giustizia”. In carcere sono finiti il responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune Maria Carmela Mottola e l’ex assessore comunale Luigi Cassandra; tra gli indagati figurano anche il consigliere comunale Nicola Picone e l’ex sindaco di Trentola Nicola Pagano. Gli amministratori locali avrebbero concesso dal 1997 licenze e autorizzazioni ad imprenditori vicini a Zagaria consentendo al Jambo di trasformarsi da esercizio medio-piccolo del valore di 2 miliardi di lire ad uno dei più grossi centri commerciali della Campania, con un valore attuale stimato di 60 milioni di euro; i terreni su cui è avvenuto l’ampliamento della struttura erano stati acquistati da Zagaria o da suoi prestanome. Ad agevolare lo sviluppo del centro è poi intervenuta la realizzazione di uno svincolo sulla vicina strada statale 265 la cui gara d’appalto sarebbe stata assegnata dopo essere stata truccata ad un imprenditore del clan che ha poi costruito la rampa senza rispettare le condizioni minime di sicurezza e facendo in modo che portasse dritto al Jambo. Per gli inquirenti Zagaria, durante la latitanza, avrebbe inoltre incontrato nei locali della struttura i responsabili del Cis per indicare i nomi delle persone che avrebbero potuto lavorare all’interno del centro. Nei mesi scorsi altre inchieste della Dda hanno portato ad arresti eccellenti di sindaci ed ex parlamentari confermando come il clan Zagaria abbia controllato negli anni gli appalti all’ospedale di Caserta – la cui amministrazione è stata azzerata per infiltrazioni camorristiche – e quelli concessi dalla Regione nel settore idrico.

 

 

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