Un test genetico per prevenire l’infarto. E’ una delle nuove armi utilizzate dai cardiologi e che promettono di abbattere l’incidenza di questa patologia: a sottolinearne l’importanza è stato oggi il presidente della Società italiana di cardiologia (Sic), Francesco Romeo, presentando il 76/mo Congresso nazionale della Società, che si apre oggi a Roma.

”Finora ­ spiega Romeo ­ si utilizzava la Carta del rischio, che classificava i vari fattori, ambientali e non, che classificavano un soggetto come maggiormente a rischio di incorrere in un infarto, ma resta il fatto che il 50% dei casi di infarto è legato ad una suscettibilità genetica. Oggi, però, c’è un grande passo avanti: basta infatti una goccia di sangue per esaminare il dna e identificare l’eventuale presenza di geni che predispongono all’infarto. Il test è stato messo a punto dall’Università Tor Vergata di Roma, ma si sta sempre più diffondendo”. Un’arma in più decisiva: ”Infatti ­ chiarisce l’esperto ­ avere, ad esempio, il colesterolo basso, che è un indice positivo contro l’infarto, non significa che si è protetti completamente; questo perchè il soggetto presenta magari una genetica ‘negativa’ che invece lo predispone alla patologia e, sapendolo, si può intervenire precocemente”. Il test si può già fare in alcuni ospedali: ”Il mio consiglio ­ conclude il presidente Sic ­ è quello che tutti, dopo i 40 anni, facciano il test, perchè è uno strumento importante di prevenzione”.

 

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