Il gup del Tribunale di Napoli ha condannato a 20 anni di carcere gli esponenti della famiglia camorristica Venosa, facente parte del clan dei Casalesi, Umberto, Salvatore, Pietropaolo e Raffaele, tutti collaboratori di giustizia, e all’ergastolo l’affiliato Francesco Carannante, per il duplice omicidio di Pasquale Pagano e Paolo Coviello, avvenuto il 26 febbraio 1992 a Casapesenna (Caserta). Un “cold case” in cui le vittime – secondo quanto emerso dal dibattimento – furono uccise per errore di persona, in quanto viaggiavano nella stessa vettura, una Golf, usata dal camorrista Alfredo Zara, bersaglio dei killer con l’altro affiliato Domenico Frascogna. L’agguato mortale maturò nell’ambito della faida che ad inizio anni ’90 vide contrapposti i Venosa con il clan guidato da Francesco “Sandokan” Schiavone; le due famiglie strinsero poi un’alleanza che non si più interrotta. Umberto Venosa, presente in aula insieme a Pietropaolo, ha preso la parola e ha chiesto scusa ai familiari delle vittime, ammettendo in pianto le sue colpe. In sede di requisitoria il pm della Dda di Napoli Luigi Landolfi aveva richiesto condanne dai 12 ai 20 anni. Il gup ha poi disposto una provvisionale di 20mila per i familiari delle due vittime, costuitisi parti civili (difese dall’avvocato Giovanni Zara), e di 50mila euro per il Comune di Casal di Principe.