Si è celebrato ieri il “Giubileo dei detenuti”, presso la parrocchia di Sant’Agnese in Piedarienzo, frazione di San Felice a Cancello. “In primo momento si era pensato di aprire in forma simbolica la porta della chiesa, ma il nostro vescovo, monsignor Antonio Di Donna, non ce lo ha consentito. Una catechesi non può riempire il vuoto che c’è nel cuore di questi giovani che hanno perso fiducia e speranza nel futuro. C’è mancanza di attenzione della Diocesi verso i detenuti. La chiesa è una ma tante sono le sue membra”. Palesa così la sua amarezza don Sergio Cristo, sacerdote della parrocchia e cappellano della casa circondariale di Arienzo, ricordando che anche Papa Francesco ha aperto simbolicamente una casa di accoglienza. Il rito religioso, a cui hanno partecipato una delegazione di carcerati con le loro famiglie, è iniziato con la lettura di un passo della Bolla giubilare in cui il Santo Padre invoca la misericordia per chi ha più bisogno di perdono. Anche l’omelia del vescovo emerito monsignor Giovanni Rinaldi è stata incentrata sulla necessità di raggiungere le “periferie esistenziali”, così care a Papa Francesco, dando loro attenzione e vicinanza. Momento di grande emozione è stato vissuto dai presenti al momento dell’eucarestia, infatti, due bambini figli di carcerati hanno ricevuto la prima comunione. La chiesa era gremita, segno tangibile dell’apprezzamento dell’opera di conversione che don Sergio persegue all’interno del carcere e nella sua comunità parrocchiale, che nel segno della misericordia non gli nega mai vicinanza durante manifestazioni a favore di emarginati. Un mondo a parte quello dei cappellani che svolgono la loro missione pastorale all’ interno di un carcere, un lavoro duro e delicato.

 

 

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