Dopo un’inchiesta lunga tre anni, i funerali di Elisabetta Grande e di sua figlia Maria Belmonte si faranno. Ma a Catanzaro, non a Castelvolturno. Lontano da Domenico Belmonte, che secondo l’accusa avrebbe custodito i cadaveri delle due donne per ben otto anni in una intercapedine della sua villetta di Castelvolturno. Funerali blindati a quasi trecento chilometri di distanza dall’unico indagato per la morte delle due poverine, marito di Elisabetta e padre di Maria. Madre e figlia, scomparse improvvisamente nel 2004 senza lasciare alcuna traccia, non vennero mai cercate da Belmonte, medico dall’apparenza innocua e stimato dirigente del carcere di Poggioreale, sezione ospedaliera. I cadaveri delle poverine sono stati, in tutti questi anni, custoditi nel reparto di medicina legale di Bari, a disposizione del dottor Francesco Introna, consulente della Procura. Toni durissimi quelli contenuti nel provvedimento con cui il magistrato ha disposto la consegna delle salme delle donne alla famiglia di Elisabetta Grande in Calabria, dopo il “no” del giudice per le indagini preliminari alla consegna delle spoglie al medico, indagato in stato di libertà dopo la scarcerazione da parte del Riesame nel 2012. Il magistrato Cozzolino non è entrata nel merito delle eventuali responsabilità di Belmonte per la morte della moglie e della figlia, ancora “sub judice”, ma ha sottolineato che affidare a lui le loro salme potrebbe pregiudicare possibili perizie in sede dibattimentale perché «potrebbe decidere di bruciare i resti ossei».