E’ la nuova frontiera degli affari per le mafie. “Rende più della droga”, dice un indagato intercettato. E si rischia molto meno che con il traffico di stupefacenti. E’ il gioco d’azzardo online illegale, colpito da un’operazione di polizia e Guardia di Finanza contro la più grande organizzazione in Italia: 11 milioni e mezzo di giro d’affari al giorno, un milione di guadagno netto ed esentasse. Tredici gli arresti nell’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Roma: tra loro un boss della ‘Ndrangheta, Nicola Femia, e il ‘Re delle slot’ Luigi Tancredi, creatore di un piccolo impero di videolottery e poker online. Il fulcro del sistema. Non un mafioso, ma con legami con le ‘ndrine e la camorra dei Casalesi già emerse in precedenti indagini, che gli permettevano di piazzare postazioni per giocare negli esercizi pubblici. Un imprenditore rampante tra Porsche e ville grazie a 12 mila tavoli da gioco virtuali, con vincita illimitata, allettanti per i giocatori, paralleli a quelli autorizzati dai Monopoli. Con server in Paesi esotici. L’indagine del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico) della Finanza e del Servizio centrale operativo (Sco) della polizia è partita dal tentato omicidio del gestore di una sala giochi. Si è scoperta una grande piattaforma virtuale a cui si accedeva con nickname e password. I gestori ci guadagnavano il 10% per cento almeno, ma anche i clan avevano il loro tornaconto: nelle casse della famiglia casalese Zagaria, ad esempio, entravano 45-60 mila euro al mese. Un nuovo canale di approvvigionamento per le mafie. “Rende più della droga”, dice appunto un indagato al telefono sotto controllo. E si rischia una pena molto più lieve, ha sottolineato il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino in una conferenza stampa. Il ‘Re delle slot’ Tancredi, inventore anni fa del sito di grande successo Italypoker, è conosciuto anche a livello internazionale per aver creato veri casinò virtuali. Secondo l’indagine aveva contatti con la ‘Ndrangheta attraverso Femia, boss contiguo al clan Mazzaferro del Reggino e già detenuto a Bologna. L’accusa per i 13 è di associazione per delinquere transnazionale finalizzata al gioco d’azzardo e, a seconda delle posizioni, intestazione fittizia di beni ed estorsione. Per Tancredi c’è anche l’aggravante mafiosa. “Il gioco d’azzardo online è ormai la nuova frontiera degli affari criminali – ha detto il presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi (Pd) -, tanto più pericolosa perché riesce facilmente a sovrapporsi al sistema legale”. “Sarebbe davvero paradossale se, al contrario degli impegni assunti dal Governo, si dovesse registrare un incremento dei punti gioco – ha aggiunto -. Non sono rassicuranti le notizie di una corsa alla creazione di nuove slot che si sarebbe verificata alla fine del 2015 per aggirare il blocco a partire dal 1 gennaio 2016 dei nulla osta per nuovi apparecchi previsto dalla Legge di stabilità”. E c’erano le mafie pronte ad approfittarne.