Qualcuno dei nostri lettori ricorderà che nei giorni scorsi abbiamo criticato l’assessore alle Finanze e Bilancio Enzo Giardullo per la richiesta di 1.014 euro di rimborso per le spese di benzina. Ci siamo chiesti se in un Comune in dissesto finanziario sia il caso che un rappresentante istituzionale “pretenda” anche il pagamento dei “costi di viaggio” oltre a percepire l’indennità di carica. L’esponente della giunta Mozzillo non è ortese, risiede in provincia di Salerno, e quindi non vuole mettere di tasca propria i soldi per i viaggi per giungere al Comune. Il “caso” Giardullo ha stimolato la nostra curiosità giornalistica. Allora abbiamo deciso di verificare se anche in passato ci siano state situazioni simili. E, trattandosi di Orta di Atella, abbiamo scoperto che ce ne sono state, eccome. Anche di peggiori. Spulciando tra le determine pubblicate sul sito ufficiale dell’ente (che funge anche da albo pretorio) ci sono balzati agli occhi i rimborsi ben più cospicui di cui ha beneficiato Massimo Lavino ai tempi in cui rivestiva il ruolo di presidente del consiglio. Dall’11 aprile 2010 al primo febbraio 2013 (si dimise per la presidenza della società Acquedotti, chiamalo fesso) ha percepito circa 23mila euro netti come indennità di funzione, decurtata del 50% perché dipendente pubblico altrimenti ne avrebbe intascati 46mila. Una bella cifretta. Che però non ha soddisfatto l’allora “capo” del civico consesso. Lavino infatti chiese e ottenne una consistente, diciamo così, integrazione all’indennità di funzione. Si mise in saccoccia circa 13mila per le spese di viaggio essendo residente a Capua. A conti fatti, in due anni mezzo Lavino è costato alle casse comunali la bellezza di 36mila euro. Al netto dell’opportunità o meno si insaccare anche le spese per la benzina (già basterebbe questo per condannarlo almeno sotto il profilo morale), si pone nel suo caso, ma anche in quello di Giardullo, una questione di rispetto delle regole. Che entrambi hanno violato. L’articolo 18 dello Statuto comunale recita al comma 4 che “Ciascun Consigliere è tenuto ad eleggere un domicilio nel territorio comunale”. Lavino non lo hanno fatto. Quindi non avrebbe dovuto percepire le somme per le spese di viaggio. E di conseguenza dovrebbe restituire il “maltolto”. Succederà? Impossibile. Se a Lavino gli fosse chiesto di restituire 13mila euro potrebbe anche essere colto da infarto. Lasciamo stare. Si tenga i soldi. Non vorremmo tenerlo sulla coscienza.

Mario De Michele

 

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