“Una vergogna. Non ci sono altre parole. Lo stato di degrado dei parchi di Napoli è il simbolo di questi 5 anni perduti ad aspettare un sindaco che non è in strada e non è a Palazzo San Giacomo. Semplicemente non c’è. È tutto da rifare. Forza e coraggio e rimbocchiamoci le maniche”, così Valeria Valente (Pd), candidata sindaco di Napoli, a margine delle due giornate dei “Green days”, il tour nei parchi napoletani, organizzato “per toccare con mano la situazione in cui versano”, spiega la candidata. “Lo stato di abbandono riscontrato mi ha lasciato senza parole: aree attrezzate per i bambini chiuse, laghetti artificiali ridotti come paludi malsane, aiuole trasformate in giungle, transenne a chiudere tutto, spazi e speranze – continua Valente – Ho visto la tristezza negli occhi dei più piccoli che richiamavano la mia attenzione per mostrarmi le file dinanzi all’ultima altalena disponibile. Quegli occhi ci guardano con fiducia e ci dicono che se non costruiamo un presente di opportunità, vedranno il futuro attraverso altre file. Sono arrabbiata. Compito dell’amministrazione è concretizzare i sogni dei più piccoli, non distruggerli”. E aggiunge: “Il tempo delle chiacchiere è finito. I parchi, in periferia e in pieno centro, sbugiardano una rivoluzione che vive solo nelle fantasie puerili del sindaco. Di fronte al suo ‘lungomare liberato’, è tenuta in ostaggio la Villa Comunale, un monumento alla sua incapacità amministrativa. Ci tocca perfino apprendere, tra sconcerto e incredulità, che il Comune sarebbe giunto a definire una mappatura delle aree sportive attrezzate solo oggi, dopo 5 anni, a due mesi dal voto. Cosa hanno fatto fino ad ora? Autogestione? Napoli, come i suoi parchi, non si autogestisce. Ha bisogno di amore e di cura costante”. Conclude Valente: “Noi abbiamo cominciato dall’ inizio e già abbiamo le idee chiare, sappiamo cosa faremo per restituire ai cittadini questi luoghi meravigliosi. De Magistris si dedicasse pure alle sue ambizioni da leader del nulla, senza farle pagare ai napoletani. A Napoli, da giugno, ci penseremo noi”.

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