La Resurrezione di Gesù Cristo è “la più grande speranza” ma anche una “sfida” che interpella ogni uomo da 2000 anni. Lo ha detto il vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, durante l’omelia della Messa di Pasqua celebrata in Cattedrale. “Credere alla Resurrezione”, ha chiarito il presule, “non è facile”, soprattutto in questo nostro tempo, dove tanti “segni di morte” sembrano contraddire la Pasqua del Signore. A partire dalle “bonifiche”, che tardano ad arrivare, e da un vero e proprio “immobilismo”, che ormai regna sovrano, “tra allarmismo e negazionismo”, sul “dramma ambientale” delle nostre terre, con il risultato che “la gente continua ad ammalarsi e morire” e il territorio con la sua economia agricola “non decolla”. Di Donna ha accennato anche alla “mancata prevenzione”, che certamente non viene favorita, secondo il presule, da “decreti legge che tagliano indiscriminatamente prestazioni sanitarie”. E ancora, la “paura del terrorismo fondamentalista”, unita dalle nostra parti alla “crescita drammatica della disoccupazione, alla recrudescenza di furti e rapine”. Ma ad Acerra, Di Donna è preoccupato per il diffondersi del gioco d’azzardo tra minori: “Le sale da gioco – ha ammonito il presule – sono più affollate delle chiese” e “il gioco d’azzardo è entrato nella quotidianità con l’illusione di risolvere i problemi magicamente”. Per non parlare del “degrado umano e ambientale, in cui versano interi quartieri, tra cui quelli intorno alla Cattedrale, con la diffusione di droga e alcol tra minori”.Tutto questo, ha detto ancora il vescovo di Acerra, è frutto di una società che emargina “persone, città e interi popoli”, riducendo a “scarto” sempre più “giovani senza lavoro”; che “rottama” i vecchi, considerati inutili da un’economia esasperata dalla “produttività”; che è dominata da “una finanza ed una economia che scartano i poveri”. Per questo, ha esclamato Di Donna, i dubbi intorno alla Resurrezione sono più di natura “pratica” che “teorica”. La Resurrezione è infatti un “giudizio” sull’uomo e sulla storia: “Gesù, lo scartato e inutile uomo di Nazareth, è stato riabilitato da un Dio pazzo di amore per l’uomo, e la sua vita diventa il metro di misura di ogni altra vita, perché solo chi vive, pensa, ama e giudica come Lui vedrà il mattino di Pasqua”. Questo significa che la Resurrezione è un “capovolgimento, un ribaltamento del modo di vedere e cose da parte degli uomini”, perché essa obbliga ad una “novità di vita: La Pasqua è una vita nuova in Cristo”, ha esclamato Di Donna in una Cattedrale gremita, ricordando che “dalla Resurrezione del Cristo Crocifisso ha senso ogni giudizio sulla storia personale di ogni uomo e su quella del mondo”. Gli uomini, soprattutto “i potenti”, resistono a tale cambiamento e la resistenza nutre i “dubbi pratici” sulla Resurrezione, perché “nessuno, men che meno i potenti, vuole rinunciare alle proprie comodità e sicurezze”, mentre “il Crocifisso Risorto scomoda e obbliga a rivedere la propria vita”. Ma “la Resurrezione è più forte”, ha concluso il vescovo di Acerra, anche se “meno mediatica e rumorosa. L’impegno al bene non fa notizia ma è un seme potente, è un cammino lento che supera anche il tempo della vita personale”. Per questo i cristiani, a partire dalla Resurrezione di Cristo, non devono smettere di “cambiare” per cambiare il mondo. Infine, gli auguri “come li scambiano tra loro i nostri fratelli ortodossi”, per ricordare “la commovente testimonianza dei cristiani della Siria, dell’Iraq, della Terra Santa, e di altre terre dove vivono perseguitati”.