Non c’è il colpo di scena che nelle ultime ore ha mandato in fibrillazione lo schieramento di Marco Villano. Nel corso della sua conferenza stampa Paolo Santulli non ha ritirato la sua candidatura nella lista dell’esponente dem pur manifestando un forte dissenso per il tradimento dell’accordo raggiunto con lo stesso Villano di candidare nella lista Pd gli esponenti dell’Osservatorio Politico Sociale Libero. L’ex deputato quindi ha riconfermato il suo impegno a favore del centrosinistra. “Con Marco Villano – ha osservato Santulli – avevamo raggiunto un accordo per candidare alcuni esponenti dell’Osservatorio, a partire da me ovviamente, nella lista del Pd. Poi alle 12.30 di sabato scorso (7 maggio) ho saputo di essere candidato nella lista del candidato sindaco e escluso da quella dem. Il cambio di rotta di Villano ci ha lasciato perplessi e ha aperto una discussione al nostro interno per decidere se fossero venute meno le condizioni per sostenere la coalizione di centrosinistra. Questa vicenda – ha aggiunto Santulli – non ha danneggiano soltanto noi ma lede la credibilità del progetto politico-amministrativo di Villano, che avevamo scelto perché lo riteniamo il migliore per favorire il rilancio della città. Ci siamo trovati di fronte a un bivio: andare a favorire quanti a nostri giudizio non avrebbero meritato il nostro appoggio o ad ingoiare il rospo e responsabilmente rimanere al nostro posto per non fare ulteriori danni alla nostra città. Con sacrificio e coerenza, nonostante le schifezze subite, ci candidiamo nella lista di Villano e sosteniamo il suo progetto politico. Gli accordi sono stati traditi ma non possiamo spianare la strada ad altri schieramenti che sono nati non per fare l’interesse della città ma soltanto per tutelare le solite lobby”. Sotto il profilo tecnico-burocratico nascono molti dubbi. La candidatura viene firmata su moduli con il nome della lista. Santulli invece a dichiarato pubblicamente che ha accettato la candidatura in bianco dando però per scontato di essere candidato nel Pd. Poi c’è stato un “imbroglio politico”. Che però potrebbe avere anche risvolti di natura legale. Il già parlamentare ha poi lanciato un monito inequivocabile agli alleati, in particolare al Pd. “Devono capire che una volta che saranno eletti i nostri rappresentanti questi giochetti non li consentiremo. Li faremo trottare”. Durissima l’introduzione di Vincenzo D’Agostino, presidente Osservatorio: “Siamo di fronte a fatti gravi, gioco delle tre carte, di pacco in stile Forcella, sono state ordite trame condannabili sia sotto il profilo politico che etico. Un accordo tra galantuomini è stato trasformato nel solito giochetto da prima Repubblica”.
Mario De Michele