Finalmente c’è la data definitiva. Venerdì 15 luglio alle ore 9.30 aula 116 presso il Tribunale di Napoli, Quinta Assise del presidente Adriana Pangia, sarà emessa la sentenza di primo grado nel processo “Resit” a carico del gotha delle ecomafie, così come definito dalla Procura Antimafia del Tribunale partenopeo. Alla sbarra imprenditori, faccendieri, tecnici, trasportatori, prestanomi e funzionari pubblici. Di poco piu’ di 300 anni sono state le richieste di condanna del Pubblico Ministero della DDA di Napoli, Alessandro Milita, durante la sua lunghissima requisitoria, con allegate due memorie articolate minuziosamente. Il processo ebbe inizio nel marzo del 2011 con piu’ di trenta imputati, tra i quali l’imprenditore dei rifiuti Cipriano Chianese (chiesti 30 anni di reclusione), la moglie del Chianese, Filomena Menale (chiesti 4 anni di reclusione), il pregiudicato in odore di massoneria Gaetano Cerci (chiesti 30 anni di reclusione), il sub commissario all’emergenza rifiuti in Campania, Giulio Facchi (chiesti 30 anni di reclusione), i trasportatori e imprenditori dei rifiuti Elio (chiesti 24 anni di reclusione), Generoso (chiesti 22 anni di reclusione) e Raffaele Roma (chiesti 22 anni di reclusione), i due collaboratori di Giustizia, Dario De Simone e Raffaele Ferrara, i funzionari dell’Amministrazione provinciale di Napoli, Frattaruolo Antonio (chiesti 22 anni di reclusione), Giancarlo Sarno (chiesti 4 anni e 8 mesi di reclusione) e Vetrano Carlo (chiesti 4 anni di reclusione). Gli imputati rispondono di diversi capi di imputazione tra i quali quello di disastro ambientale e avvelenamento delle acque aggravati dall’aver agito per favorire il clan dei casalesi.