Beni per due milioni e mezzo di euro sono stati sequestrati dal Ros dei Carabinieri ad esponenti della fazione del clan dei Casalesi capeggiata da Michele Zagaria. Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda che ha condotto le indagini. Dopo gli arresti nei mesi scorsi di politici e colletti bianchi, tocca ora all’immenso patrimonio accumulato dall’ala più imprenditoriale del clan dei Casalesi finire nel mirino della magistratura. Il sequestro ha coinvolto i beni degli indagati Angelo Bamundo, Carlo Bianco, Michele Fontana, Tommaso Tirozzi e Nicola Vittorio; si tratta in particolare sette abitazioni, tra cui alcune ubicate in località balneari, un’auto, tre esercizi commerciali operanti nel settore della ristorazione e delle scommesse e sei conti corrente e libretti al risparmio. La misura è scattata grazie agli elementi raccolti nell’ultima parte dell’indagini sul clan Zagaria che a maggio scorso, nell’ambito dell’operazione cosiddetta “Zenit”, portò all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 11 persone in relazione in particolare al controllo capillare nel Casertano da parte della cosca di centri scommesse e internet point, nonché dell’installazione in bar e locali delle slot machine, spesso modificate e prive di qualsiasi nulla osta e autorizzazione; tra gli indagati anche funzionari e impiegati di vari istituti di credito operanti in provincia di Caserta che secondo gli inquirenti avrebbero riciclato centinaia di migliaia di euro provenienti dalle attività illecite del clan Zagaria. Dagli accertamenti emerse il ruolo di primo piano nel controllo delle attività illecite e nell’imposizione del classico pizzo agli imprenditori dei fratelli Giovanni e Giuseppe Garofalo, fedelissimi di Zagaria.