Venti anni a Cipriano Chianese,  16 a Gaetano Cerci e 5 e mezzo a Giulio Facchi.  È il verdetto della corte nell’ambito del processo Resit. Alla sbarra il re delle ecomafie considerato legato al clan dei Casalesi. Condannati anche Alfano Remo e Mosè Di Meo a 12 anni di reclusione, Carmine di Cicco, Frattaruolo Antonio e Carlo Vetrano a 4 anni e sei mesi, Ferrante Giovanni e Giuseppe Giordano a sei anni e sei mesi, Filomena Menale, a 4 anni e sei mesi. Generoso e Raffaele Roma a 5 anni e sei mesi. Elio Roma a sei anni. I tre imprenditori, difesi dall’avvocato Mario Griffo, sono stati assolti dall’accusa di disastro ambientale Enrico Santillo  a quattro anni. Ordinata l’interdizione dai pubblici uffici e la confisca dei beni già sequestrati.  Chianese è stato riconosciuto colpevole di disastro ambientale e traffico illecito di rifiuti con l’aggravente mafiosa. Il processo è iniziato nel 2010 e  ci sono volute oltre 180 udienze.  Il pm Milita aveva aveva chiesto 30 anni per Chianese e per tutto quello che vine considerato il gotha delle ecomafie. Assolti Salvatore Russo, Felice Russo, Luigi Pezone, Antonio Tesone, Giuseppe Barbato, Vincenzo De Santis, Luigi Di Marino, Lucio Sagliocco, Claudio Chiariello, Carlo Vetrano, Raffaele Ferrara e Giancarlo Sarno

“Una sentenza di condanna che rappresenta un primo importante passo in direzione del rendere giustizia al popolo campana che per anni ha subito l’avvelenamento del proprio territorio. Pene esemplari che non posso scrivere la parola fine ad una vicenda complessa e dai contorni tutt’altro che chiari”. Lo dice il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Vincenzo  Viglione . “Ora è il tempo di accertare le responsabilità di pezzi dello Stato che hanno favorito – sottolinea – il business della camorra dei traffici e sversamenti illeciti dei rifiuti sulla rotta Nord /Sud durante il periodo commissariale”.

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