PIEDIMONTE MATESE – Alla memoria di Antonio Consales sarà intitolata anche una strada di Piedimonte Matese. Una delibera in tal senso è stata approvata dalla giunta comunale su proposta del sindaco Vincenzo Cappello e dell’assessore Attilio Costarella. Ieri si è svolta in prefettura la cerimonia di consegna della medaglia d’onore al soldato italiano deportato nel campo di concentramento dove è stato sottoposto a lavori forzati. A consegnare il riconoscimento rilasciato dal capo dello stato I ai CITTADINI ITALIANI, MILITARI E CIVILI, ED AI FAMILIARI DEI DECEDUTI, DEPORTATI O INTERNATI NEI LAGER NAZISTI E DESTINATI AL LAVORO COATTO PER L’ECONOMIA DI GUERRA NELL’ULTIMO CONFLITTO MONDIALE, il prefetto Carmela Pagano.
Nelle mani della figlia Matilde accompagnata da altri familiari e dal sindaco Vincenzo Cappello a nome della città da dove il giovane Consales. Antonio Consales, deceduto e già residente in Piedimonte Matese, deportato in Germania e internato nei campi di concentramento tedeschi dal settembre 1943 fino all’aprile del 1945. Durante la seconda guerra mondiale, Antonio Consales con il grado di Capo Manipolo comandava il Posto di avvistamento Contraereo di Piedimonte. Dopo l’armistizio tra l’Italia e le Potenze alleate dell’8 settembre 1943, il fascio sparì da Piedimonte senza particolari ritorsioni, ma iniziarono le rappresaglie delle truppe tedesche sulla popolazione ed il rastrellamento e la cattura dei militari italiani. Preso atto della situazione di pericolo, in data 10 settembre 1943 Antonio Consales, pur continuando a svolgere il suo compito di Capo Manipolo, sciolse i suoi sottoposti dall’obbligo di prestare servizio e li invitò a cercare nascondigli sicuri. Intanto le truppe continuavano a depredare e a saccheggiare le scorte alimentari. Il 27 settembre 1943 i cittadini di Piedimonte, ormai allo stremo, riunitisi presso la sede comunale chiesero al Capo Manipolo Antonio Consales di recarsi al comando tedesco situato in Alvignano per cercare di ottenere che una parte dell’olio razziato dai militari tedeschi rimanesse a disposizione della popolazione locale. Qui giunto, Antonio fu invece tratto in arresto e portato in un campo di concentramento in Germania. Nel lager le condizioni di vita di Antonio Consales furono eccezionalmente crudeli: i militari italiani privati della qualifica di “prigionieri di guerra” in quanto considerati dai nazisti come dei traditori, erano denominati “Internati Militari Italiani (IMI)” e pertanto non potevano beneficiare della protezione della Convenzione di Ginevra né essere assistiti dalla Croce Rossa Immediatamente dopo la cattura, venne sollecitato dal regime nazista a mettersi agli ordini del comando fascista o nazista. La scelta era tra una vita di stenti nel lager o il lavoro coatto e un “posto” da soldato regolare del terzo Reich o della nascente Repubblica Sociale (in quest’ultimo caso con la possibilità di rientrare subito in patria). Antonio Consales rifiutò queste proposte e rimase nel lager consapevole che con una semplice firma avrebbe potuto evitare, oltre alle sofferenze morali e fisiche, il prevedibile rischio di soccombere (circa 40.000- 50.000 internati pagarono con la vita il loro rifiuto, altri, a causa delle sofferenze e della denutrizione, contrassero malattie e invalidità che, dopo la liberazione, li costrinsero a lunghi soggiorni in ospedali e convalescenziari o li condussero a morte). Intanto la moglie ed i figli di Antonio Consales nulla sapevano del tragico destino del proprio congiunto. Nessuna notizia per due lunghissimi anni poi finalmente, quando ormai ogni speranza era perduta, tornò a casa dai suoi familiari sebbene fosse gravemente debilitato nel fisico.Ad essere insigniti anche Vincenzo Lupo di Rocca D’ Evandro, vivente ed alla memoria di Domenico Ricci di Caserta alla presenza dei rispettivi primi cittadini.
Michele Martuscelli