Un truffatore matricolato. Per la Procura di Santa Maria Capua Vetere Pasquale Piccirillo è l’artefice di un’altra truffa (la terza) ai danni dello Stato. Come anticipato da Campania Notizie, stavolta nel mirino della magistratura è finita la “Dossier Società Cooperativa Giornalistica” che, stando alle accuse basate su numerosi riscontri oggettivi, ha incassato in modo illecito per le annualità 2009-2010-2011 i fondi pubblici destinati all’editoria previsti a garanzia del pluralismo dell’informazione. Il Gip ha disposto il sequestro di beni per 2,5 milioni di euro.
Nel gennaio 2010 ai polsi dell’editore casertano scattarono le manette per un’altra mega truffa per ottenere finanziamenti ministeriali attraverso la dichiarazione di investimenti fittizi. Il dentista tuttofare (è anche imprenditore in vari settori e addirittura giornalista) è sotto processo perché secondo i pm è “l’ideatore dell’intera attività criminale” messa in piedi per intascare dal ministero per lo Sviluppo economico una somma di 782 mila euro, a fronte di falsi investimenti per un valore di 3 milioni e 500 mila euro.
Non contento, Piccirillo ha orchestrato, sostengono gli inquirenti, un’altra truffa nella gestione della società “Teleluna Due”. Lo scorso 29 settembre, al termine dell’articolata e complessa attività di indagine coordinata sempre dalla Procura sammaritana e delegata alle Fiamme Gialle, è stata accertata l’illegittima percezione da parte della società di Piccirillo dei contributi statali previsti, a seguito del passaggio dal sistema analogico a quello digitale di trasmissione, in favore di operatori del settore che avessero volontariamente dismesso le frequenze televisive. Alla società “Teleluna Due”, a Piccirillo e alla moglie Pierangela Lucariello sono stati sequestrati beni per 2 milioni di euro. Dalle indagini è emerso che la società, al fine di partecipare alla procedura per l’attribuzione dei contributi bandita dal ministero dello Sviluppo economico, ha allegato documentazione non veritiera alla domanda di inserimento nella graduatoria. È stato scoperto che la relazione del collegio sindacale allegata all’ultimo bilancio di esercizio depositato era falsa. E non solo. E’ risultata falsa anche la circostanza della partecipazione dei componenti del collegio sindacale all’assemblea societaria di approvazione del bilancio.
Stamattina Piccirillo, titolare dello studio dentistico “Sdp” di Recale (unico convenzionato con la Regione Campania, strano, no?) è finito nuovamente nella rete della magistratura (sarà l’abitudine) per la gestione della “Dossier”. Il Gip ha disposto il sequestro di beni per un valore di 2,5 milioni di euro alla società giornalistica, a Piccirillo, amministratore di fatto, e ai rappresentanti legali Antonio Sollazzo e Caterina Maria Bagnardi. Sotto la lente della Guardia di Finanza i fondi pubblici per l’editoria per il triennio 2009-2011. La normativa prevede che per ottenere i finanziamenti i soci delle cooperative devono essere per almeno il 50% giornalisti. Ma in realtà i giornalisti non ricoprivano affatto il ruolo di soci, come hanno loro stesso riferito e provato. La loro associazione alla cooperativa era solo fittizia. I giornalisti, soci solo sulla carta, hanno dichiarato che di avere un mero rapporto di lavoro dipendente. Non a caso non hanno versato alcuna quota associativa, né ottenuto il rimborso al momento del licenziamento. In sostanza, i giornalisti non hanno mai partecipato concretamente all’attività amministrativa e societaria come invece prescrive la legge. Addirittura qualcuno di loro ha riferito di non sapere neanche di essere socio, circostanza appresa soltanto dopo il licenziamento. La “Dossier” quindi sarebbe una finta società cooperativa costituita da Piccirillo per intascare in modo truffaldino fiumi di fondi pubblici. Che bella schifezza.
Mario De Michele