Ex amministratori e alti dirigenti della Firema, azienda casertana che produce carrozze ferroviarie – dal luglio 2015 denominata “Tfa” e di proprietà indiana – sono indagati dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per omicidio colposo e lesioni in relazione ai decessi e all’invalidità per patologie dovute all’esposizione all’amianto di decine di lavoratori dello stabilimento casertano. Si tratta di un’indagine bis sulla vicenda Firema, che il sostituto Giacomo Urbano ha aperto per evitare un colpo di spugna, in quanto il processo nato dalla prima inchiesta (in corso davanti al giudice monocratico Marinella Graziano, ndr), in cui il reato contestato è la rimozione e omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, si avvia alla prescrizione per quasi tutti i cinque imputati. I cinque, Gianfranco Fiore, 70 anni, Roberto Fiore, 65 anni, Giuseppe Ricci, 72 anni, Maurizio Russo, 70 anni e Roberto Mazza, 71 anni, tutti ex alti dirigenti di Firema potrebbero uscire di scena, così come accaduto in sede di udienza preliminare per altri sei imputati; in questo processo sono 19 le morti accertate per patologie tumorali e non, collegate all’ amianto, come il carcinoma polmonare, il mesotelioma pleurico e l’asbestosi, mentre sono 82 i dipendenti che negli anni si sono ammalati, difesi dagli avvocati Angelo Cutolo della Fiom e Sergio Tessitore della Cgil Campania, uniche associazione sindacali ad essersi costituite in giudizio. La vicenda processuale presenta analogie con quella dell’Eternit a Torino, dove il proprietario dell’azienda, l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, dopo essere stato condannato in primo e secondo grado a 16 e 18 anni per disastro colposo in relazione a decine di decessi per amianto, è stato “salvato” dalla Cassazione che ha decretato la prescrizione del procedimento.
La Procura del capoluogo piemontese ha però aperto un nuovo fascicolo a carico di Schmidheiny per omicidio doloso, e ciò dopo la sentenza della Corte Costituzionale del luglio scorso che ha dichiarato l’imprenditore processabile nuovamente nonostante la condotta sia la stessa, e ciò senza che venga violato il principio giuridico del “ne bis in idem”. Dal canto suo l’ufficio inquirente casertano, che pure nella prima inchiesta destinata alla prescrizione aveva seguito la strada della Procura torinese tracciata dal Procuratore Raffaele Guariniello, già prima del luglio scorso aveva aperto il nuovo fascicolo per omicidio colposo e attualmente il procedimento è nella fase di chiusura indagini; una strada che dopo la pronuncia della Consulta dovrebbe essere meno in salita del previsto, e che dovrebbe garantire una sentenza, sebbene non per tutti i casi di decessi o malattia, visto che i termini di prescrizione del reato di omicidio colposo vanno dai sette anni e mezzo ai 15 anni. Oggi intanto, nel corso dell’udienza tenutasi a Santa Maria Capua Vetere, l’ex direttore di Firema Maurizio Russo ha affermato “che fino al 1980 nessuno, comprese le Ferrovie dello Stato, sapevano che l’amianto era pericoloso, dal 1981 l’amianto non è stato più applicato”.