Sono finite ad insegnare in Lombardia nonostante la richiesta più che legittima – avendo punteggio e un figlio minore – di restare in Campania o nelle regioni limitrofe, subendo la beffa di vedersi scavalcare da colleghi con meno punti che sono andati ad occupare quei posti “vicini” e tanto desiderati. Situazioni simili per due docenti di Caserta e Napoli (difese dall’avvocato Pasquale Marotta), che i giudici dei tribunali di Pavia e Monza, città dove le prof sono state trasferite, hanno giudicato illegittime anche per il danno alla vita familiare che ne deriverebbe, tanto da condannare il Miur a disporre il trasferimento immediato per entrambe, che ora potrebbero andare a insegnare in scuole del Molise o del Lazio, laddove si troverà una cattedra a disposizione. I due giudici, entrambi donna, nell’accogliere il ricorso d’urgenza presentato dalle insegnanti – ex precarie assunte alla fine dello scorso anno grazie alla legge 107 del 2015, la cosiddetta Riforma della Scuola, e trasferite all’inizio dell’anno in corso – hanno evidenziato con parole quasi simili come “il trasferimento di un componente della famiglia, madre di un figlio in età scolare, comporterebbe un vulnus non altrimenti riparabile alla vita coniugale e familiare”, e non “suscettibile di ristoro” per equivalente”.