Sabato 26 novembre, presso il bene confiscato in Via Urano 18 – Casa don Diana – presentazione dell’ottava edizione di “Facciamo un pacco alla camorra”: il paniere natalizio con prodotti agroalimentari realizzati attraverso il riutilizzo sociale e produttivo dei beni confiscati alle mafie. A partire dalle ore 10.30, la giornalista Tina Cioffo modera un incontro dibattito a cui interverranno Valerio Taglione coordinatore del Comitato don Peppe Diana, Gianni Solino referente provinciale di Libera, Giuliano Ciano presidente del consorzio N.C.O. Nuova Cooperazione Organizzata, Giuseppe Borrelli Procuratore aggiunto DDA di Napoli, Sandro Ruotolo giornalista, Marco Musella presidente Meridonare Crowdfunding, Pietro Parisi Chef Contadino, Renato Natale Sindaco di Casal di Principe. Saranno presenti anche i referenti di tutte le organizzazioni partner e verranno presentati i percorsi, le storie e i prodotti caratterizzanti l’ottava edizione, legate al leitmotiv “Risaliamo sui tetti per riannunciare parole di vita”, celebre quanto attuale frase di don Peppe Diana. Tra le novità di quest’anno, anche un’edizione speciale del paniere “Per Casa don Diana”, attraverso cui le cooperative partner hanno deciso di utilizzare i proventi della vendita dei propri prodotti, per sostenere Casa don Diana: casa “comune” delle 45 organizzazioni aderenti al Comitato don Peppe Diana e luogo di formazione non formale sui temi dell’economia sociale. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di promuovere una crescita civile del territorio, fondata sull’infrastrutturazione di economia sociale come antidoto all’economia criminale e speculativa. All’interno del paniere, realizzato col caratteristico cartone riciclato e riciclabile 100% campano, ogni prodotto racconta la storia di una cooperativa sociale del territorio impegnata nell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati attraverso il riutilizzo sociale e produttivo di beni confiscati. Sughi pronti, legumi, sott’oli, barrette di cioccolato… sono espressione concreta e tangibile della filiera di agricoltura sociale – sana, biologica, etica ed inclusiva – che si sta sperimentando a partire dai beni confiscati casertani, attraverso una “Rete d’imprese per lo sviluppo locale”.

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