Un porto di Napoli “aperto alla città” e gestito condividendo le scelte nel “comitato di gestione con il presidente della Regione De Luca, il sindaco di Napoli de Magistris e la direzione marittima della Campania”. Così Pietro Spirito lancia la sua presidenza dell’Autorità Portuale del Tirreno Centrale che comprende Napoli, Castellammare di Stabia e Salerno, che si integrerà pienamente al termine di una moratoria di 12-18 mesi secondo alcune previsioni. Il manager proveniente dall’Interporto di Bologna, con esperienze alla divisione cargo di Trenitalia, di Ferport Genova, all’Atac e a Bagnoli, si è insediato oggi nella sede dell’Autorità Portuale all’Immacolatella, in un ufficio occupato per tre anni da commissari straordinari. La sua nomina era pronta da tempo, è andata avanti nonostante la bocciatura della Commissione Trasporti del Senato, ed è stata firmata in extremis da ministro Delrio. “Il ministro – ha spiegato Spirito commentando la precarietà dell’esecutivo – ha deciso di garantire una governance stabile ai porti, senza precarità”. Ora Spirito ha la responsabilità di far partire le grandi opere per il porto di Napoli, a cominciare dai dragaggi che permetteranno di accogliere navi più grandi. “Una sfida ampia e complessa – spiega – che porteremo avanti concretamente, magari annunciando le opere quando le abbiamo fatte, senza promesse. Abbiamo 130 milioni di finanziamenti su 150 già impegnati, dobbiamo investire”. Il piano di investimenti sarà nel “documento di pianificazione operativa che presenterò al ministro entro due mesi – spiega Spirito – per entrare nel merito delle scelte di indirizzo strategico per i prossimi quattro anni”. Nel suo primo giorno al porto, Spirito liquida le polemiche (“il senatore Esposito del Pd mi ha bocciato? Basta leggere il mio libro Trasportopoli per sapere perché” dice) e si dice pronto a dialogare con De Luca e de Magistris, ma anche con i sindacati e gli armatori. “Sui contenziosi con gli operatori dei terminal – spiega – dovremo diradare le nebbie, ci vuole sinergia, perché le competizioni interne hanno fatto solo male al nostro sistema logistico. Molte vicende nascono da gelosie tra gli operatori e così l’idea che l’Italia fosse la piattaforma logistica del Mediterraneo è rimasta uno slogan. Poi bisogna scegliere se far lavorare gli avvocati o i portuali”. Cinquantaquattrenne di Marcianise, laureato alla Federico II, Spirito è già radicato in città “conosco De Luca”, spiega, e anche “l’ad della Gesac Brunini con cui ho lavorato benissimo a Bologna”, ricorda. Non conosce ancora de Magistris: “Gli ho scritto e credo che lo incontrerò nei prossimi giorni”, spiega Spirito che chiede subito al Comune di Napoli un parere aggiornato sul piano regolatore del porto: “è una questione primaria – afferma – che porterò al comitato di gestione che formeremo entro un mese. Voglio riascoltare l’opinione del Comune perché è stato approvato nel 2012 ma da allora un po’ di cose sono cambiate nel mondo”. Ultimo passaggio sul turismo e le crociere, previste in calo del 30% nel 2017: “Napoli è un luogo altamente attrattivo ma che non è riuscito a presentare un pacchetto Napoli. Penso all’intuizione del Museo di Capodimonte che ha istituito una linea dal porto al Museo raddoppiando i visitatori. Napoli si presenta oggi in modo ancora non pieno, dovremo lavorare con le istituzioni e con i centri culturali, anche a Salerno, per dare pacchetti semplici ed evitare che i crocieristi arrivano a Napoli e restano sulla nave”.