Il problema della esecuzione delle sentenze penali, dovuto soprattutto a carenze nel settore amministrativo, è stato evidenziato dal presidente della Corte di Appello di Napoli Giuseppe De Carolis nella relazione letta in occasione della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario. Per il magistrato l’esecuzione sarà ”la priorità assoluta del nostro distretto”. “Quando mi sono insediato c’erano circa 50mila sentenze non eseguite, delle quale 12mila di condanna definitiva”. La situazione – ha spiegato – ha riflessi negativi sull’ordine pubblico. Secondo De Carolis ”è paradossale che si continuino ad emettere ordinanze nei confronti di imputati che non sono stati ancora condannati e godono quindi della presunzione di innocenza mentre tantissimi imputati che sono stati riconosciuti colpevoli e condannati con sentenza definitiva, rimangono liberi di continuare a delinquere”. Altro momento di sofferenza è rappresentato dai carichi di procedimenti che gravano sui magistrati dell’ufficio gip. Preoccupa il numero di reati commessi da minori: 13 sono detenuti per omicidio, 79 per scippo, 226 per rapina, 405 per droga e 10 per camorra. Per quanto riguarda i reati si registrano 77 omicidi di cui 38 di camorra e 103 tentati omicidi di cui 16 di matrice camorristica. I furti sono stati 70.236, dei quali 7mila in strada, 24 mila i furti di scooter e auto. Le rapine 6.342 delle quali 168 in abitazioni, 17 in istituti di credito, 320 ai danni di esercizi commerciali e ben 4.737 in strada. De Carolis si è soffermato sulle carenze di personale nel settore amministrativo: ”L’arrivo negli uffici giudiziari di personale in mobilità proveniente da altre amministrazioni e in particolare dalla Croce Rossa non ha portato alcun significativo contributo alla soluzione del problema, trattandosi di personale che, ancorché dotato nella maggior parte dei casi di buona volontà, risulta privo di quelle sia pur minime competenze specifiche indispensabili per lavorare in un ufficio giudiziario”. Una situazione che ha aumentato ”il senso di frustrazione del personale che si è visto scavalcare” da chi è giunto con una qualifica superiore. Altro problema evidenziato dal presidente della Corte di Appello è ”la mancata iscrizione delle sentenze di condanna nel casellario giudiziale che fa sì che i condannati continuino a risultare incensurati e quindi possono ottenere più volte illegittimamente il beneficio della sospensione condizionale della pena”.