“Con tutte queste domande che mi fate mi sembra di stare all’Eredità (la nota trasmissione tv, ndr)”. Tra battute e spiegazioni serie, è durata meno di mezz’ora la deposizione in qualità di testimone di Gigi D’Alessio al processo in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) in cui è imputato uno dei tre poliziotti del commissariato di Marcianise (Caserta) arrestati nell’ottobre 2015 con l’accusa di aver avuto legami con gruppi dediti allo spaccio di droga e con elementi del clan Belforte. D’Alessio è stato convocato insieme al suo manager Giovanni Tramice per ricostruire i rapporti intrattenuti in particolare con uno dei tre agenti, il sovrintendente della Polizia di Stato Alessandro Albano (già condannato in abbreviato a sei anni di carcere), e per raccontare dell’episodio dell’11 dicembre 2013, quando il cantante fu scortato per le strade di Napoli da un’auto della polizia con a bordo Albano e i due colleghi al fine di recarsi ad un evento di presentazione del suo nuovo cd. L’auto, un’Alfa 156, doveva essere in servizio a Marcianise, ma gli agenti falsificarono i documenti da presentare al dirigente del Commissariato segnandosi anche tre ore di straordinario. D’Alessio, rispondendo in un’aula gremita di avvocati e curiosi alle domande del pm della Dda di Napoli Luigi Landolfi e del presidente del collegio giudicante Maria Francica, e confermando in toto quanto dichiarato nell’audizione alla Procura di Napoli dell’ottobre 2015, ha ammesso che “Albano veniva spesso ai miei concerti e ad altri eventi, era presente nel backstage, ma non ha mai fatto parte del mio staff, né ha mai chiesto soldi. Di certo si proponeva spesso per darci una mano, con un atteggiamento quasi invadente, e, come un maestro d’orchestra, impartiva ordini ai vari colleghi”. Sull’episodio del dicembre 2013, D’Alessio spiega di aver “trovato sotto l’hotel Vesuvio un’auto della Polizia che mi ha accompagnato all’evento tenuto al Fnac al Vomero, come accade spesso per motivi di ordine pubblico ogni volta che faccio concerti o altre iniziative; altre volte è capitato che mi accompagnassero i vigili urbani o i carabinieri”. Il cantante, reduce da Sanremo, ha affermato di non ricordare se tra gli accompagnatori vi fosse anche il poliziotto Nunziante Camarca, arrestato insieme ad Albano e all’altro collega Di Petrillo e imputato nel processo (presente oggi in aula e difeso da Mariano Omarto). L’artista ricorda poi anche la circostanza che Albano si recò con il suo staff negli Usa e in Canada per una tourneè nel febbraio 2011: “Fu mio nipote Francesco a chiedermi se Albano poteva aggregarsi al gruppo, visto che non era mai stato in Nord America. Ebbe viaggio, vitto e alloggio gratis; pagò l’organizzazione”. Prima di andarsene ha continuato a scherzare: “Finalmente una giuria di qualità”, ha detto riferendosi alla polemica scatenata a Sanremo dopo l’esclusione dal Festival di Sanremo.

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