NAPOLI – Solo un intervento decisivo del Governo con l’emanazione di un decreto potrà assicurare ai rifugiati provenienti dalla Libia un futuro dignitoso e un permesso di soggiorno. Questa la soluzione secondo i sindacati e gli stessi rifugiati, ospiti in alcune strutture di Napoli, proposta oggi durante una conferenza stampa
alla quale è intervenuto anche l’assessore alle Politiche sociali del Comune Sergio D’Angelo. In Campania sono 2.733 i rifugiati provenienti dalla Libia ma di tante nazionalità differenti – somali, sudanesi, siriani, marocchini – che a causa della guerra, giunti in Italia nella scorsa primavera, sono stati sistemati in 44 strutture, per lo più alberghi, della regione. Per ciascuno di loro si spendono in media 50 euro al giorno per assicurare pasti e alloggio. Tuttavia le condizioni in cui vivono i rifugiati, nella maggiore parte dei casi, non è dignitosa e l’attesa per un permesso di soggiorno dura da mesi. A denunciarlo oggi sono stati gli stessi rifugiati e i sindacati che si occupano di questa emergenza tra situazioni al limite della sussistenza e con una percentuale di permessi di soggiorno rilasciati che sfiora l’1%. “La situazione in Campania è al limite – spiega Jamal Qaddorah del settore immigrazione della Cgil – ad esempio la commissione territoriale di Caserta ad oggi ha rigettato il 99% delle richieste di asilo politico, abbiamo solo a Napoli 900 persone che vivono in alberghi senza nessuna assistenza sanitaria, senza un progetto di integrazione, senza vestiti e a volte con poco cibo. In alcune strutture della regione è anche peggio: ci sono molti rifugiati sistemati in luoghi lontani dai centri abitati, isolati. Chiediamo al Governo di prendere una decisione e di pensare ad un decreto per fare ottenere a queste persone l’asilo politico perché possano integrarsi, lavorare, muoversi”. Anche il Comune di Napoli si schiera con i rifugiati e chiede al ministro Andrea Riccardi di intervenire. “La situazione si sta aggravando – spiega l’assessore D’Angelo – l’amministrazione comunale ha offerto alla Regione Campania tutto quello che poteva per aiutare i rifugiati in questa emergenza. In tutti gli incontri fatti nei tavoli con Prefetto, Regione, Asl si è detto che la situazione è sotto controllo, ma non è vero. Intanto la Regione Campania dovrebbe trovare soluzioni alternative agli alberghi, noi stiamo cercando delle strutture adeguate e sopratutto stiamo mettendo insieme le associazioni perché si facciano i corsi di italiano”. Ma secondo i rifugiati la soluzione passa sopratutto dal riconoscimento dell’asilo politico. “Vengo dalla Libia – spiega in inglese Babekir Abdaila profugo originario del Sudan – ma prima ero stato militare dell’esercito del Sudan mandato in Darfur a combattere. Mi rifiutai e sono stato incarcerato e torturato. Una volta fuggito sono arrivato in Libia e infine sono dovuto fuggire anche da lì. Ora sono in Italia, ho 46 anni, seguo un corso di italiano e vorrei un futuro”. “Perché quest’uomo non può avere l’asilo politico? – commenta il padre comboniano Alex Zanotelli ascoltando la storia di Babekir – e come lui ce ne sono tanti in Italia. Solo una grande mobilitazione nazionale a Roma e un lavoro congiunto potrà fare capire al Governo che la soluzione per queste persone è solo il permesso di soggiorno, altrimenti resteranno a vita negli alberghi”. Intanto per il 10 febbraio è prevista una protesta davanti alla Prefettura di Napoli per sollecitare le istituzioni a trovare una soluzione.