I carabinieri del Gruppo Forestale di Caserta hanno posto sotto sequestro per i reati di disastro ambientale e contaminazione delle falde acquifere l’area ex Pozzi Ginori di Calvi Risorta (Caserta), ribattezzata nel 2015 la “discarica sotterranea più grande d’Europa”. Quelle parole, pronunciate nella circostanza dal generale della Forestale Sergio Costa, trovano oggi conferma nel provvedimento emesso dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere su richiesta della Procura guidata da Maria Antonietta Troncone: i sigilli sono stati posti ad un’area di terreno vastissima, di circa 47 ettari, in cui negli ultimi 40 anni, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbero stati smaltiti illecitamente dalle aziende del posto massicce quantità di rifiuti speciali pericolosi e tossici; oltre 10 gli indagati, tutti proprietari dei terreni, tra cui soprattutto società. Il primo intervento sull’area avvenne nel 2014, quando furono posti sotto sequestro quasi 15 ettari di terreno attorno all’ex stabilimento industriale della Pozzi Ginori con l’ipotesi di disastro ambientale causato da interramento di rifiuti; la conferma arrivò l’anno dopo, quando il Corpo Forestale (oggi confluito nell’Arma dei Carabinieri) portò alla luce con le ruspe i fusti seppelliti: all’interno, i tecnici dell’Arpac e il consulente nominato dalla Procura, il professore universitario Andrea Buondonno, trovarono tracce di sostanze chimiche altamente tossiche, ormai dissolte perché finite nel terreno, come il pericolosissimo cromo esavalente, ma anche zinco, piombo, idrocarburi, contenuti in vernici e solventi; emersero plastiche di tutti i tipi, imballaggi in carta e cartone, metalli, tubazioni in pvc, polimeri. Allora si parlò “della discarica sotterranea più grande d’Europa con un’estensione di circa 25 ettari e un volume di 2 milioni di metri cubi di rifiuti”; una previsione ampiamente superata dalla realtà. Preoccupante anche la situazione delle falde; per i campioni d’acqua prelevati e analizzati, rende oggi noto la Procura, è stato “accertato il superamento della Concentrazione della Soglia di Contaminazione (Csc) relativi ai Policlorobifenili (Pbc) e al parametro degli idrocarburi totali”. “L’adulterazione della falda – prosegue l’ufficio inquirente – è tuttora in atto per opera del continuo percolato che trae origine dall’infiltrazione d’acqua dalla massa dei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi”. I rifiuti, è emerso, erano stati interrati a strati intervallati da terreno vegetale. Lo sversamento, secondo la Procura, sarebbe iniziato già negli anni ’70, per poi proseguire nel decennio successivo, quando la Pozzi iniziò a dismettere la produzione di ceramica e nell’area si insediarono nuove realtà industriali; l’attività illecita sarebbe poi andata avanti negli anni 90′, quando la zona fu lentamente abbandonata, fino ai giorni nostri.