Angelo Brancaccio, ex sindaco di Orta di Atella, è finito in carcere per associazione per delinquere di stampo camorristico; secondo la DDa di Napoli che ha coordinato l’indagine, l’ex primo cittadino, vero dominus della cittadina del Casertano avendo ricoperto la carica quattro volte per un totale di 18 anni, sarebbe il principale artefice, in accordo con i boss dei Casalesi e dei Mallardo di Giugliano, della colata di cemento che negli anni ha “inondato” l’80% del territorio di Orta, trasformandola in una città dormitorio senza servizi primari, come fogne e strade, e in cui gli appartamenti venivano venduti a prezzi stracciati attirando famiglie da Napoli e provincia. L’indagine della Dda – sostituti Luigi Landolfi e Patrizia Dongiacomo coordinati dall’Aggiunto Giuseppe Borrelli – e dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta fissa un ulteriore punto e ipotizza che l’edificazione sia stata realizzata da Brancaccio in accordo con la camorra, in particolare con i boss Peppe Russo detto “o’ padrino”, legato alla famiglia Schiavone di Casal di Principe, e con Feliciano e Giuseppe Mallardo, capi dell’omonimo clan. Brancaccio finì già in carcere due anni fa, mentre era sindaco, per corruzione con l’aggravante mafiosa in relazione all’attività della società Gmc, che per la DDA sarebbe stata creata da Brancaccio a metà degli anni 2000 con l’appoggio del clan al fine di aggiudicarsi appalti comunali nel settore soprattutto dei rifiuti. Ancora prima, nel 2007, Brancaccio, in quel momento consigliere regionale dei Ds, fu arrestato sempre per corruzione. Del politico hanno parlato numerosi collaboratori di giustizia; tutti hanno confermato i suoi stretti legami con il clan, tanto da farlo apparire come un vero e proprio affiliato, più che un politico a disposizione delle cosche.

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