Premessa. Questa non è una fabula atellana. Ma una brutta storia. Di seguito scriverò nomi cognomi veri. E descriverò fatti e cose realmente accaduti. Il protagonista è Salvatore Del Prete, per gli amici “Magò”. Che invito caldamente a querelarmi per darmi la possibilità di ripetere nomi e cognomi e di spiegare meglio fatti e cose davanti a un giudice. Gli eventi risalgono agli anni del sacco edilizio di Orta di Atella. Magò all’epoca era il fedelissimo dei fedelissimi del Demonio Angelo Brancaccio. L’ex sindaco ortese lo ha cresimato e lo trattava come un figlioccio. Lui, Del Prete, lo adorava fino al punto da essere “geloso” se il suo “compare” stringeva rapporti più stretti con qualcuno del suo cerchio magico. “Magò” pretendeva che quel Diavolo di Brancaccio dovesse avere occhi solo per lui. Fino poi a rinnegarlo. A pentirsi(?) di averlo servito come il più fedele dei maggiordomi politici.
Torniamo al sacco edilizio. A quei tempi Del Prete ha ricoperto per alcuni periodi la carica di consigliere comunale di maggioranza e per altri quella di assessore. Negli anni del boom edilizio è stato il redattore occulto (mi assumo tutta la responsabilità penale e civile di ciò che scrivo) di un progetto che prevedeva la realizzazione di una sessantina di appartamenti in via Clanio. Ufficialmente la stesura del progetto fu affidata al geometra Elpidio Pennacchio, di Sant’Arpino, prestanome di fiducia di “Magò” (mi assumo tutta la responsabilità penale e civile di ciò che scrivo), dall’imprenditore Vincenzo Mozzillo, che ottenne dal Comune il rilascio di una concessione per realizzare uffici privati, nonostante i terreni rientrassero in una zona artigianale. In cambio Del Prete “Magò” (mi assumo tutta la responsabilità penale e civile di ciò che scrivo) intascò la bellezza di 150mila euro. Pagati da Mozzillo con assegni di giro. Mentre la sua testa di legno, il geometra Pennacchio, si accontentò di poche briciole. Ma non tutte le ciambelle vengono col buco. Ci fu un intoppo. Bello grosso. I lavori furono bloccati dai carabinieri. E tutt’ora il cantiere è fermo. A quel punto Vincenzo Mozzillo si recò da “Magò” e gli chiese la restituzione dei 150mila euro (mi assumo tutta la responsabilità penale e civile di ciò che scrivo). Per scongiurare il rischio di essere denunciato per corruzione e finire in gattabuia, Del Prete firmò un accordo scritto in cui si impegnava a restituire tutti i 150mila euro che si era messo in saccoccia (non so se ad oggi sia stata restituita l’intera somma). L’imprenditore Mozzillo accettò l’intesa perché “Magò” gli fornì ampie garanzie. Gli assegni di giro erano stati riciclati da Pasquale Mozzillo, cugino di Del Prete, (mi assumo tutta la responsabilità penale e civile di ciò che scrivo), titolare del bar “Splendore” di Orta di Atella, che si trova nello stesso stabile dove c’è lo studio tecnico di Magò.
Lui e i suoi principali supporter, alcuni dei quali si sono fatti “sistemare” figli e figlie da quel “gran criminale di Brancaccio”, raccontano in giro (questa sì che una favola) che la mia campagna di informazione contro l’ex “pupillo” dell’ex sindaco di Orta trae origine da motivazioni personali. L’obiettivo è tentare di screditare il mio lavoro d’inchiesta basato fu fatti e circostanze tutti dimostrabili. Da parte mia c’è poco da dire. Assicuro, senza tema di smentita, che non ho mai avuto il dispiacere di conoscere l’architetto Del Prete né, per mia fortuna di avere avuto contatti personali con lui. Fin da quando ho iniziato a scrivere sulle elezioni comunali avevo e continuerò a avere un unico scopo: far conoscere agli elettori chi sono stati, chi sono e come potrebbero comportarsi in futuro i candidati. Svelare chi sta dietro le quinte. Informare i cittadini su vita, morte e miracoli di chi aspira a rappresentare il popolo. Come ho fatto finora anche con altri candidati. Il mio unico e solo intento è cercare di fornire un servizio pubblico ispirandomi ad Auguste Comte: “Vedere per prevedere, prevedere per provvedere”. Se si conosce la vera storia dei candidati si ha la possibilità di “prevedere” se sono scesi in campo solo “per farsi i c… propri”. E in tal caso a “provvedere” non votandoli. I vecchi trascorsi di Magò dovrebbero distogliere gli elettori a concedergli la loro preferenza, anche se sono certo che il suo pacchetto di voti e quello di Carmine Vozza confluiranno su di lui e gli consentiranno di essere eletto nella lista di Campania Libera (in appoggio al candidato sindaco Andrea Villano), ridotta a un vero e proprio rifugio di peccatori a causa delle scelte spregiudicate del consigliere regionale Luigi Bosco e all’insipienza politica del baldo giovane Nando D’Ambrosio.
Cari cittadini ortesi, dopo non lamentatevi se resterete delusi. Vi rinfaccerò per sempre che “ve l’avevo detto!”. E vi dico di più. Stavolta non avete alibi. Tra i candidati in lizza c’è un ampio ventaglio di persone perbene e capaci, anche a sostengo dell’aspirante sindaco Villano. Mi viene in mente un nome in particolare, perché ammiro la sua onestà e la sua dignità, quello di Marco Lettiero di Noi Ortesi. Un operaio, sposato e con figli, che “porta avanti” la famiglia alzandosi ogni mattina quasi all’alba. Un uomo, lui sì, che può camminare a testa alta. Nel caseggiato ha promesso solo di impegnarsi nell’interesse della collettività. Non ha preso in giro gli elettori. Non ha indossato i panni dell’ipocrisia. Si è mostrato così com’è. Come una persona dalla faccia pulita. Che pensa ciò che dice e dice ciò che pensa. Ecco, cari elettori ortesi, domenica 10 giugno, prima di recarvi alle urne, fermatevi un attimo. Riflettete. E pensate se anche voi non siete costretti ad alzarvi quasi all’alba per “portare avanti” la famiglia e vivere onestamente e con dignità. Ragionate un secondo. E poi decidete se è meglio votare per uno come Marco Lettiero (o per altri candidati come lui) o per uno come Salvatore Del Prete “Magò”. A voi la scelta.
Mario De Michele