di Luigi Viglione

Un primo atto intimidatorio al quale ha assistito anche chi scrive. Poi una lettera minatoria recapitata a casa contenente “avvertimenti” e quattro proiettili. E infine un vero e proprio agguato messo in atto da due balordi con volto coperto e armati di una spranga, a bordo di una moto. Hanno bloccato la vettura, sono balzati dalla moto e mentre uno dei due ha messo le mani al collo del direttore Mario De Michele, minacciandolo verbalmente, l’altro con la spranga si è accanito sul parabrezza dell’auto frantumandolo. Questo è quanto si deve subire in questo territorio. È l’amara realtà di queste terre desolate. Coloro che si impegnano nella lotta alla criminalità finiscono sempre per pagare un caro prezzo. Perché? Perché non basta la voglia di riscatto, non bastano le belle parole, non bastano le denunce. Quello che manca è una voce unanime di tutti i cittadini onesti che scaccino con forza il malaffare. Manca la presenza delle istituzioni che dovrebbero opporsi fermamente contro la barbarie che quotidianamente e silenziosamente si insinua nelle nostre vite. Mancano condizioni di vita che non obbligherebbero dei poveri cristi padri e madri di famiglia a vendere le loro anime votando l’approfittatore di turno, spesso in combutta col criminale, nella speranza di un lavoro. Che tra l’altro è un diritto sancito dalla nostra Carta…in teoria. Fino a quando queste cose continueranno a mancare, le serpi che strisciano nell’ombra avranno terreno fertile. Continueranno a spadroneggiare senza timore di essere fermati. Continueranno a devastare tutto quello che gli capita a tiro. Continueranno ad imporre la loro volontà sugli indifesi. E da qui che poi nascono pure i marchi maledetti con i quali le brave persone devono fare i conti ed essere umiliate. Terra dei fuochi, terra di camorra. Terra di tristezza dico io…dove il grido di dolore degli ultimi continua ad essere inascoltato.
Ed è per tutti questi motivi che giornalisti come Mario De Michele diventano bersagli da zittire o peggio ancora eliminare: raccontano la verità e la spiattellano in faccia a questi individui senza scrupoli. E nonostante tutto vanno avanti con coraggio affinché torni a sbandierare alto il vessillo della legalità. Il caso ha voluto che l’aggressione a De Michele capitasse pochi giorni prima del 59° compleanno di Giancarlo Siani. Il prossimo 23 settembre saranno trascorsi 33 anni dal giorno in cui è stato brutalmente ammazzato dalla camorra e dopo tutto questo tempo ci ritroviamo a parlare e subire ancora gli stessi metodi. Ma tutto questo finirà. Prima o poi la coscienze si sveglieranno e scacceranno quella bestia chiamata camorra. Nel frattempo continuerò a seguire con orgoglio le orme di persone come Mario De Michele.

LE FOTO DEI DANNI ALL’AUTO

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