C’è poco da filosofeggiare sulla commistione tra amministratori locali, imprenditoria e camorra negli anni del boom edilizio di Orta di Atella. E risultano vani e irrisori i tentativi di chi ha fatto parte della cupola politico-affaristica di usare Angelo Brancaccio come paravento. Si copre di ridicolo chi prima è stato compagno di merenda dell’allora sindaco azzuppuando nel suo piatto e poi ora cerca goffamente di riciclarsi dicendo “io non c’entro”. Nessuno può credere alla favoletta secondo la quale la realizzazione di un’itera città abusiva sia opera di un uomo solo, seppur diabolico come Brancaccio. Del resto basta mettere assieme le dichiarazioni dei pentiti dei Casalesi, fulcro della condanna dell’ex primo cittadino ortese a 8 anni per camorra, per rendersi conto che era stato messo in piedi un vero e proprio “sistema” composto da decine di persone, tra politici, tecnici, imprese e clan. Ad esempio il rapporto tra Casalesi e il gruppo Aprovitola lo svela Orlando Lucariello, allora referente della cosca ad Orta di Atella. “In relazione all’edilizia devo precisare che agli inizi degli anni 2000 fummo avvicinati dalla famiglia Aprovitola di Giugliano, famiglia di imprenditori edili che già avevano realizzato immobili tra Gricignano e Aversa. In realtà – dice il pentito – la zona dove avevano realizzato l’immobile era in Aversa ma avevo io il controllo di quella parte del territorio. La famiglia Aprovitola infatti in considerazione del fatto che ad Orta di Atella doveva essere approvato il piano regolatore (nel 2001 viene varata la prima distruttiva variante al Prg del 1998, ndr)) chiese il nostro intervento per essere favoriti presso il comune nel rilascio dei permessi di costruire su tale territorio”.

Il pentito svela ai pm antimafia che gli è stato riferito che il primo fratello della famiglia Aprovitola partecipò a una riunione con Corrado Russo, Salvatore Mundo “o’ Mister” e Lello Letizia. All’incontro erano presenti anche alcuni amministratori locali ortesi di spicco dell’epoca. Sui nomi c’è un …OMISSIS… grande quanto “Orta 2”. “Nel corso di questa riunione – precisa Lucariello – venne stabilito che i terreni che sarebbero stati acquisiti dagli Aprovitola sarebbero stati inseriti in base al piano regolatore in zone edificabili e inoltre avrebbero ottenuto il rilascio di concessioni edilizie per la costruzione di complessi. In cambio la famiglia Aprovitola avrebbe corrisposto somme di danaro al clan nonché una percentuale stabilita intorno ai 3-4mila euro per ogni singolo appartamento…”.

Sulla valenza amministrativa di alcuni esponenti politici dell’epoca si è espresso anche lo stesso Brancaccio in diversi interrogatori resi ai pm della Dda napoletana. Uno molto influente era, a detta dell’allora sindaco, Luigi Ziello, già primo cittadino e leader indiscusso dei Socialisti. “Ziello – ha rivelato Brancaccio – era molto influente. Aveva un peso enorme nelle scelte amministrative ed era anche un tecnico”. Ziello infatti è geometra. E ha fatto parte del “partito dei tecnici” che hanno monopolizzato le consulenze durante il sacco della città. Come funzionava il “sistema” lo spiega Brancaccio in modo più che comprensibile. “I tecnici – dice ai pm – ottenevano tangenti mascherate da consulenze”.

In chiusura mi rivolgo a chi spera che tutto finisca nel dimenticatoio e accusa Campania Notizie di rivangare fatti che appartengono al passato. Ad onor del vero molte rivelazioni contenute in atti giudiziari da noi pubblicate sono molto ma molto recenti. Ma ci preme sottolineare un altro aspetto. Nei nostri pezzi parliamo di personaggi che ancora oggi svolgono un ruolo di primissimo piano sulla scena politica. Ziello è il promotore della lista “Riformisti” alle ultime comunali. Il figlio Espedito è attualmente consigliere comunale con un piede, forse due, nella maggioranza. Se il passato ritorna non è giusto che i cittadini sappiano qual è la storia dei personaggi politici tuttora influenti? Per noi non solo è giusto ma è doveroso per cui andremo avanti più determinati di prima. E le querele “temerarie” non ci spaventano affatto. Anzi saremo lieti di andare in un’aula di Tribunale per dimostrare la veridicità delle nostre notizie con testimoni e carte alla mano.

Ultima cosa: alle querele “temerarie” risponderemo ogni volta con denunce per calunnia. Non solo. Faremo emergere anche il tentativo in atto da parte di alcuni amministratori locali di intimidirci e imbavagliarci proprio attraverso querele assolutamente infondate. La battaglia prosegue. Fino alla fine.

Mario De Michele

 

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