Un sistema politico-affaristico oliato da vagonate di soldi. Si reggeva sulla solida e ramificata rete della corruzione la Cupola che ha ideato “Orta 2”. Mazzette a go-go. Come quella intascata dall’accoppiata Angelo Brancaccio-Giovanni Migliaccio. I due si spartirono ben 500mila euro: 250mila euro al primo, allora sindaco di Orta di Atella, 250mila al secondo, all’epoca dei fatti assessore. A ricostruire la vicenda è lo stesso Brancaccio ai giudici. Siamo nella fase di “preparazione” della colata di cemento. In ballo c’è un terreno di 40mila metri quadrati che faceva gola agli Aprovitola. È la famiglia di imprenditori che maggiormente hanno investito e costruito della città ortese. È un gruppo di Giugliano coinvolto nell’inchiesta sugli abusi edilizi con altri 60 indagati. Secondo i pentiti dei Casalesi e dei Mallardo gli Aprovitola sarebbero riconducibili alla camorra.
Nel caso della maxi tangente di 500mila euro, a detta di Brancaccio, i fatti si sono svolti così. I costruttori napoletani si rivolgono a un mediatore immobiliare ortese, Domenico Lupo, deceduto qualche anno fa. L’intermediario dice a Giuseppe Aprovitola di conoscere l’avvocato Migliaccio che può fare da tramite nella compravendita del terreno essendo di proprietà di suoi cugini. A quei tempi Migliaccio è assessore.
Lupo accompagna Aprovitola dall’esponente della giunta Brancaccio. L’avvocato impiega un bel po’ di tempo ma alla fine convince i suoi parenti a cedere il terreno a un prezzo molto vantaggioso per gli imprenditori giuglianesi. In cambio, spiega Brancaccio ai magistrati, Migliaccio ottenne una tangente, camuffata da consulenza, di 500mila euro. A quel punto l’allora assessore si rivolse all’allora primo cittadino per chiedere garanzie sulla buona riuscita dell’operazione immobiliare del gruppo Aprovitola. Brancaccio assicurò che la pratica edilizia non avrebbe subito intoppi. E si mise in saccoccia 250mila euro, metà della tangente.
L’attività di mediatore-consulente di Migliaccio non si esaurisce qui. L’ex sindaco, condannato a 8 anni per 416 bis e tuttora in carcere sta facendo luce anche su altri affari d’oro fatti grazie al ruolo di Migliaccio. Pur rimarcando, lo fa in ogni occasione, che la Cupola era di natura politico-imprenditoriale senza la presenza “organica” della camorra, Brancaccio sta ricostruendo altre mega operazioni edilizie attuate ad Orta di Atella grazie alla “mansione” sottotraccia svolta da Migliaccio. Anche perché la famiglia dell’avvocato possedeva vaste porzioni di territorio su cui è stato costruito. Il ritorno economico per il legale era sempre consistente. Le tangenti mascherate da consulenza, lo dice chiaramente Brancaccio, fruttavano a Giovanni Migliaccio carriole di soldi.
Mario De Michele