30 persone in manette. E’ questo il bilancio dell’operazione portata a termine dai carabinieri del comando provinciale di Napoli che stamattina hanno effettuato un maxi arresto di persone ritenute affiliate al clan camorristico dei Sequino nel Rione Sanità di Napoli, dove si contende il predominio sugli affari illeciti con il clan Vastarella anche attraverso le cosiddette stese: raid con colpi di pistola esplosi a scopo intimidatorio nelle zone delle cosche rivali.
Le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Napoli sono due: gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, porto abusivo di armi e spaccio di stupefacenti. Tutti i reati sono aggravati da finalità e metodo mafiosi. Secondo quanto emerso dalle indagini la guida del clan Sequino è sempre rimasta nella mani dei capi storici Salvatore e Nicola Sequino, che davano gli ordini agli affiliati anche dal carcere, approfittando dei colloqui.
L’attività investigativa ha consentito anche di sequestrare 630 grammi di amnesia e un vero e proprio arsenale costituito da un kalashnikov, cinque pistole, una mitragliatrice e tre fucili. Sequestrato anche un cospicuo munizionamento e un distintivo falso di riconoscimento della Guardia di Finanza. Droga e armi sono stati trovati nella roccaforte del clan Sequino. Durante le indagini sono state anche arrestate in flagranza di reato quattro persone, a cui sono stati sequestrati circa 1,3 kg di cocaina. In quest’occasione gli investigatori sono riusciti a provare che, in alcuni casi, l’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti avveniva in Calabria, direttamente dal comune di San Luca.
Nell’ambito dell’operazione dei carabinieri, la Squadra Mobile di Napoli ha notificato una misura cautelare nei confronti dei boss Antonio e Patrizio Vastarella, già detenuti, per traffico di sostanza stupefacenti. Solo ad Antonio Vastarella, infine, è stato contestato anche il tentato omicidio in danni Giovanni Sequino, uno dei capi del clan rivale, avvenuto nel rione Sanità il 22 ottobre 2016. Le indagini hanno consentito di ricostruire l’operatività del clan Sequino nel centro storico di Napoli, che si manifestava anche mediante le cosiddette stese, e la sua contrapposizione al clan Vastarella, attivo nel medesimo contesto territoriale, ed accertare le dinamiche criminali che regolavano le modalità di gestione della «cassa comune» e di mantenimento dei familiari (soprattutto donne) degli affiliati detenuti, attraverso il pagamento degli stipendi, le cosiddette ‘mesate’.