NAPOLI – Molti ospedali italiani sono alla paralisi. I pronto soccorso ‘scoppiano’ – per sovraffollamento, carenza di organici e strutture – e la situazione va verso il peggioramento, denunciano medici e sindacati: la riduzione in atto dei posti letto in corsia, frutto dei tagli ai bilanci della sanità,

sta infatti proprio provocando l’ulteriore intasamento dei Pronto Soccorso, con il moltiplicarsi di situazioni limite come quella fotografata al San Camillo-Forlanini di Roma. E dopo l’avvio dell’indagine da parte della procura sui Pronto soccorso della capitale, i medici dell’emergenza-urgenza hanno scritto una lettera aperta al ministro della Salute Renato Balduzzi: gli organici sono al collasso, denunciano, e sono necessarie misure urgenti, partendo dallo sblocco del turn-over. La situazione, infatti, è critica non soltanto a Roma: Negli ospedali di Napoli, segnala il Tribunale per i diritti del malato, le ambulanze restano ferme anche 10 ore a causa della mancata riconsegna delle barelle (che fungono da ‘posti letto) e l’attesa al Pronto soccorso può raggiungere le 10 ore, mentre la media di attesa a livello nazionale varia da 5 a 12 ore. Situazioni critiche, afferma il Tdm, si registrano dal Nord al Sud, da Milano a Catanzaro. E con i Pronto soccorso ‘in tilt’ ed i letti che mancano, lavorare diventa difficile: il rischio, in queste condizioni, avverte la presidente della Federazione dei collegi degli infermieri (Ipasvi), Annalisa Silvestro, è che aumentino notevolmente anche gli errori medici. Più in generale, è l’Sos lanciato dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Amedeo Bianco, con i tagli “in atto e previsti per il settore sanità, sono fortemente in discussioni gli stessi Livelli essenziali di assistenza (Lea)”. Tra il 2000 e il 2009, sulla base dei dati del ministero della Salute, sono stati quasi 45mila i posti letto tagliati in Italia, pari cioé al 15,1% del totale, con un rapporto di posti letto per abitante passato da 5,1 ogni mille abitanti di 12 anni fa, al 4,2 attuale. Un dato che ci pone sotto la media europea, che è di 5,5 per mille. I tagli maggiori si sono avuti in Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Puglia con riduzioni superiori al 20%. La politica del ridimensionamento dei posti letto doveva essere accompagnata da una parallela crescita dei servizi territoriali che, però, stenta tuttora a realizzarsi in molte Regioni. Inoltre, i reparti direttamente collegati all’area dell’emergenza dispongono per il complesso degli istituti pubblici e privati accreditati di 4.570 posti letto di terapia intensiva, 7,6 ogni 100mila abitanti, 1.063 posti letto di terapia intensiva neonatale, 1,9 ogni 1.000 nati vivi, e 2.741 posti letto per unità coronarica, 4,6 ogni 100mila abitanti. Una situazione, per la Fp-Cgil Medici, che rischia di aggravarsi con la crisi. Il sistema dei Pronto soccorso “deve rappresentare il punto di forza del Servizio Sanitario Nazionale poiché è la porta di accesso del cittadino con grave bisogno di salute”. Occorre, afferma la Federazione dei medici di emergenza-urgenza (Fimeuc), “richiedere deroghe per mitigare gli effetti della manovra finanziaria, in primis per garantire il turnover”. Organici “già fortemente in difficoltà, costituiti da precari (dal 30% al 50%) – avverte la Fimeuc – potrebbero non garantire più adeguatamente il servizio al cittadino”.

 

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